“La scuola dopo il coronavirus”: la riflessione del Prof. Raffaele Mantegazza
Cosa è accaduto alla scuola durante il coronavirus? Ma soprattutto, cosa accadrà alla scuola dopo il coronavirus? “La scuola dopo il coronavirus” (Castelvecchi, 2020, pp. 43, euro 6,50) è la lunga riflessione del Prof. Raffaele Mantegazza che ci mette subito di fronte allo scenario di una scuola chiusa, dei banchi vuoti e del silenzio, che ha caratterizzato da febbraio 2020 – e per i successivi tre mesi – tutte le strutture scolastiche italiane. Tutto si è fermato, in un silenzio per certi versi assordante, rotto dalla speranza di un “andrà tutto bene” e che presto tornerà tutto come prima, con alle spalle un momento significativo, da inserire nei libri di Storia. Ma siamo davvero certi che da settembre sarà tutto come prima e che la scuola “saprà trovare nuove parole al posto di questo insostenibile silenzio?”.
Il Prof. Mantegazza ci parla dell’elemento più paralizzante di questa situazione: la paura. La paura di uscire, dei contagi e anche e soprattutto della morte. L’unico modo con cui affrontarla per i nostri studenti è stato attraverso la cultura trasmessa con la DAD (Didattica a Distanza) e grazie a quello schermo che li ha divisi o paradossalmente uniti ai loro insegnanti. Il Covid ci ha insegnato anche questo, a stare dietro uno schermo, a dire o ad apprendere più nozioni possibili nel minor tempo possibile, a prenderci cura dei nostri studenti prima di tutto rassicurandoli e poi passando alle nozioni da apprendere.
Ma cosa sarà della scuola? La didattica a distanza sostituirà la didattica in presenza? L’insegnante dovrà rivedere il suo modo di fare didattica? Il virus ci ha messo di fronte a una rivoluzione e a un cambiamento radicale? Non sappiamo cosa succederà dopo questo periodo paralizzante, di sicuro abbiamo imparato a esserci per i nostri studenti in un modo diverso; ed è anche certo che la scuola dovrà re-inventarsi e cominciare “a parlare ai ragazzi del futuro, in tutte le sue dimensioni” per renderli adulti sempre più consapevoli verso il noto e l’ignoto.
Marianna Zito