“Il diplomato” – Il romanzo autobiografico di Jules Vallès
La presentazione dell’autore, in questo caso, prima di parlare della sua opera, è d’obbligo al fine di comprendere il contenuto dell’opera stessa, associato al contesto sociale e politico in cui visse Jules Vallès. Scrittore e giornalista francese, nacque nell’Alta Loira, a Puy-en-Velay, nel 1832 e morì a Parigi nel 1885, dopo una lunga malattia.
Si distinse come narratore degli ambienti popolari, politici e della bohème artistica parigina, partecipando attivamente ai movimenti contro il Secondo Impero e della Comune di Parigi; non senza conoscere – prima e dopo – l’internamento in manicomio e la vita del carcere. Dopo la repressione della Comune, si rifugiò per nove anni a Londra, dove cominciò a prendere vita il suo progetto di una trilogia autobiografica, composta da L’Enfant (Il figlio), Le Bachelier (Il diplomato) e L’Insurgé (L’insorto). Questi volumi offrono, appunto, un’ampia panoramica sugli eventi che caratterizzarono la Storia francese tra l’insurrezione del 1848 e quella del 1870, e sullo spirito di un’epoca vista e raccontata da un punto di vista ben radicato e definito, come quello dell’autore.
Mai pubblicato prima d’ora in Italia e “ignoto al grande pubblico italiano”, “Il diplomato” (Edizioni Spartaco, Collana Dissensi, 2020, pp. 311, euro 16.50) – secondo volume della trilogia autobiografica – è considerato un capolavoro della letteratura francese, attraverso cui l’autore ripercorre il suo percorso di misero scrittore, con l’obiettivo principale di smuovere gli animi verso la mobilitazione politica. “Nel diplomato matura quella rabbia generata nell’Enfant che poi sfocerà a compimento del processo nella partecipazione alla Comune descritta nell’Insurgé”, sottolinea il traduttore dell’opera Enrico Zanette, nella sua postfazione. La situazione precaria che affligge un’intera generazione di giovani dopo la fine del loro percorso di studi, quindi la faticosa ricerca di un lavoro, è il filo conduttore del romanzo, che darà il via a numerose scene ironiche e al tempo stesso dolorose, a causa delle ripercussioni sul tenore di vita, che lo stesso Vallès si trovò ad affrontare. Il giovane laureato Jacques Vingtras arriva a Parigi dove, ridotto al lastrico, vivrà l’alternarsi di speranze, demoralizzazioni e gioie, stati d’animo differenti che daranno a tutto il romanzo un proprio particolare ritmo narrativo. L’istruzione non offrirà occasioni al protagonista, come all’autore, di guadagnarsi il pane. E allora il libro, intriso di umorismo e rabbia, diventa una denuncia sociale, una lotta contro le menzogne e le raccomandazioni e il diplomato stesso diventa portavoce di tutti i ribelli.
Marianna Zito