XXII° edizione del RIFF – Roma Independent Film Festival
Si è concluso venerdì 24 novembre il RIFF – Roma Independent Film Festival giunto alla XXII° edizione, nella splendida cornice del Nuovo Cinema Aquila di Roma.
Oltre al Nuovo Cinema Aquila, che è stato il luogo principale del festival, anche il Cinema Troisi ha ospitato alcune serate evento; il programma inoltre è stato valorizzato da masterclass e pitch tenutisi sia in sala che alla Biblioteca di Roma Mameli e alla Biblioteca di Roma Collina della Pace.
13 sezioni in concorso dai lungometraggi alle sceneggiature, oltre 80 opere contemporanee in concorso tra anteprime Europee e Mondiali, i quali hanno rappresentato il cinema indipendente contemporaneo.
In particolare in anteprima italiana 4 Lungometraggi internazionali, 6 lungometraggi italiani, 12 Documentari, 25 cortometraggi italiani, 25 cortometraggi internazionali, 8 video animati.
Tra i film in concorso: Andrà tutto bene di Alessio Gonnella, Ciuré di Giampiero Pumo, L’Anima in Pace di Ciro Formisano, L’altra luna di Carlo Chiaramonte (Italia/Bosnia ed Erzegovina), Tales Of Babylon di Pelayo de Lario (UK), White Paradise di Guillaume Renusson (Francia), Kemba di Kelley Kali (USA), Rosie di Gail Maurice (CA).
Dieci i documentari in concorso: Primo – Sempre Grezzo di Guido Maria Coscino, /Ma·tri·mò·nio/ di Gaia Siria Meloni. Dinos Dark Room di Corrado Rizza, L’interruttore di Antonio Catanese, Malavita di Paolo Colangeli, Tutto è qui di Silvia Luciani, Light Falls Vertical di Efthymia Zymvragaki (Spagna, Germania, Italia, Olanda). Documerica, Self-Portrait of A Nation on The Brink di Pierre-Francois Didek (France). Timekeeper di Kristina Paustian (Germania, Italia, Russia). Planet B di Pieter Van Ecke (Belgio).
Tra gli eventi del Festival: Il Focus: A Sense of Place il Documentario Antologico formato da Wim Wenders (Germany, France, Iran) con la regia di 6 registi. Un programma creato da Afsun Moshiry in collaborazione con la fondazione Wim Wenders.
La giuria chiamata a giudicare i film ha visto in campo gli attori Manuela Mandracchia, Ruben Maria Soriquez e Antonio Folletto, l’aiuto regista Alberto Mangiante, l’Executive Producer di Lotus Production Luca Mezzaroma, il produttore di Bartlebyfilm Massimo di Rocco, il direttore casting Davide Zurolo, l’architetto e Product Manager Viba Diba, il Social Media Marketing Pegah Moshir Pour.
Il direttore artistico del Riff Fabrizio Ferrari ha aperto la serata di premiazione con tre premi per sceneggiature e soggetti che hanno partecipato al Pitch Day incontrando case di produzione e distribuzione:
– il Premio alla Miglior Sceneggiatura per un Lungometraggio dato a Christian Pendered Zur con Cold Summer.
– Il premio alla Miglior Sceneggiatura per Cortometraggio dato a L’ultimo reporter di Michele D’Anca, presente in sala.
– Il Premio al Miglior Soggetto per un Lungometraggio dato a Aurora non dorme la notte di Virginia Bellizzi, presente in sala.
Per la sezione Cortometraggi il direttore artistico ha poi premiato nell’ordine:
– Odd One Out di Micky Wozny (UK) come Miglior Corto Animato “per la semplicità dell’animazione e il modo in cui è riuscito a comunicare un messaggio così importante come quello di non avere paura di essere liberi e di essere se stessi riuscendo a strappare sempre un sorriso.”
– Immortel.le di Éléonore Bürki (Svizzera) che ha ritirato il premio in sala, ha ricevuto il Premio Miglior Corto per le Scuole di Cinema.
– Il Premio al Miglior corto Internazionale è andato a Gift di Xiaotong Jiang (Cina) perché “la regia, la scrittura, la direzione e la recitazione degli attori sono davvero notevoli. Ci si affeziona da subito ai personaggi e vorresti andare avanti e vedere cosa succederà in seguito. Per tutto il corto è stato come stare sul sedile posteriore di quella macchina.”
– Per la regia Corti italiani una menzione speciale è andata a Ultraveloci di Davide Morando e Paolo Bonfadini perché “riesce a sviluppare la storia nell’arco dei 19 minuti in modo coerente e personale restituendo efficacemente ambientazione e punto di vista del personaggio principale. Con un sapiente uso della macchina crea un thriller che aggancia lo spettatore fino alla fine, sorprendendolo. Magnifico Dodo, il protagonista. Bravi e credibili anche gli altri attori.”
– Polvere di Paolo Carboni si è aggiudicato il Premio della giuria al Miglior Corto Italiano perché “ha saputo raccontare, in 29 minuti circa, la disperazione dei 185 giorni in carcere del suicida Aldo Scardella, incarcerato per errore. Parliamo di un fatto di cronaca raccontato molto bene. La fotografia, la scenografia e i costumi rispettano il periodo storico e vengono utilizzati con maestria.” A ritirare il premio in sala l’attore protagonista Andrea Nicolò Staffa il quale ha illustrato la tragica storia accaduta nelle carceri di Cagliari nel 1986, una storia che si aveva il dovere di raccontare col cuore sperando che sia arrivato dove si voleva arrivare, perché il cinema è magia e può servire a divertire, a far pensare ma anche a dare voce a persone che hanno tante cose da dire ma non hanno la voce. Polvere si aggiudica altresì il Premio Rai Cinema Channel “per la capacità di riportare a galla, vivide, tutte le emozioni che scossero l’opinione pubblica 40 anni fa per un caso tragico di mala giustizia. Un film delicato, intenso e doveroso, che grazie alla bravura del regista e degli interpreti ci ha fatto ricadere in un pezzo di realtà dimenticata.”
Per quanto riguarda la sezione documentari a consegnare i premi sul palco Sara Sicoli che si è occupata della sezione documentari, e Alberto Mangiante aiuto regia e membro della giuria.
– Menzione speciale a Ma·tri·mò·nio di Gaia Siria Meloni già vincitore del Premio Zavattini: “Il legame tra madre e figlia è spesso intessuto di ricordi teneri e preziosi, soprattutto quelli dell’infanzia. I primi anni di vita di una figlia sono spesso un vortice di momenti indimenticabili, e la madre è al centro di molte di queste esperienze. La madre è spesso la guida in queste prime avventure, un faro di sicurezza e affetto che rende il mondo grande e spaventoso un luogo meno minaccioso. I piccoli successi, come imparare a leggere o a cavalcare una bicicletta, sono celebrati insieme, costruendo una fiducia reciproca che cresce di pari passo con la crescita della figlia.”
A ritirare il premio la regista del corto, la quale ha parlato della propria storia personale narrata nel corto ma che è anche la storia di tante donne, le quale vivono con la fatica nel trovare i propri spazi di libertà. Una menzione importante proprio in questo particolare periodo storico anche in vista della manifestazione di sabato 25, perché significa tantissimo per essere donna oggi e soprattutto essere un essere umano.
– Il premio al Premio Miglior Documentario Italiano è stato dato a Dino’s Dark Room di Corrado Rizza che “fa scoprire – per chi non lo conosca – la figura ed il lavoro di Dino Pedriali con un racconto commovente ed interessante, non solo per la diretta testimonianza di chi l’ha conosciuto, di chi ci ha lavorato o collaborato e anche – ovviamente – per l’inevitabile rimando a Pasolini”. A ritirare il premio Raffaele Curi, direttore artistico della Fondazione Alda Fendi, e Pietro De Silva, attore protagonista.
– L’altra menzione speciale andata a Planet B di Pieter Van Ecke (Belgio): “La nuova Generazione è profondamente coinvolta nella lotta per la protezione del pianeta, dimostrando un interesse attivo nella costruzione di un futuro sostenibile e consapevole. La loro connessione con le questioni ambientali si traduce spesso in azioni concrete e nel cercare modi innovativi per affrontare le sfide ecologiche globali.” Il documentario racconta di queste giovanissimi quindicenni/sedicenni che vogliono essere già attive con le manifestazioni sul tema dell’ambiente.
– Il premio al Premio Miglior Documentario Internazionale dato a Light Falls Vertical di Efthymia Zymvragaki (Spagna/Germania/Italia/Olanda) perché “il tema della violenza in famiglia è interessante ed ancora di più la scelta di accostare due esperienze diverse ma unite dalla stessa angoscia. La direzione degli attori tende ad un verismo puro creando un’esperienza visiva sconnessa e dolorosa, nonostante l’atmosfera da isola dei sogni.” A ritirare il premio il produttore Angelo Orlando.
Novità di quest’anno è il Premio collaterale FilmAmo con due categorie, film e documentario. Presente sul palco il membro della giuria e ambasciatore di FilmAmo Usa nonché attore e regista Ruben Maria Soliquez e Luca Redavid Co-Founder di FilmAmo International.
FilmAmo è una sorta di via di mezzo tra Instagram e TripAdvisor dei film, con circa un milione di film blogger/influencer che scrivono recensioni e che promuovono i film indipendenti.
– Il Premio FilmAmo categoria Lungometraggio, va a Tales of Babylon di Pelayo de Lario (UK): “Autoironico e adrenalinico, Tales of Babylon è un viaggio nella scena criminale londinese dove la violenza spesso è teatrale e quasi comica, ma dove ogni protagonista ha una storia da svelare e condividere.”
– Planet B di Pieter Van Ecke (Belgio) si aggiudica il Premio FilmAmo categoria Documentario: “Un gruppo di attiviste, lo stile è Rock , cortei in piazza e polizia : il tema dell’ecologia e del cambiamento climatico è quello più dibattuto da Tg e Stampa e nonostante questo, Planet B non si crogiola sul “tema facile da proporre” e al posto che girare un semplice documentario sforna un grande Film coinvolgente: i giovani potranno vederlo senza dire “che palle il tema ambientale, mi guardo una serie su Netflix!”
Per la sezione lungometraggi a consegnare i premi sul palco il casting director e membro della giuria Davide Zurolo.
– Il Premio al Miglior Lungometraggio Italiano è andato a Ciurè di Giampiero Pumo “perché è costruito con delicatezza e coraggio. Perché Pumo è molto bravo nella doppia veste di regista e protagonista. Perché è un film indipendente che ha i toni di un prodotto raffinato. Un Film che parla di due mondi distanti tra loro che nonostante questo si incontrano e si scontrano dando vita ad una fiaba alla rovescia.” A ritirare il premio presente in sala l’attore Raffaele Taddei. Ciuré si aggiudica anche il Premio Speciale “Mario Mieli” per la migliore opera LGBTQIA+ “per la grande delicatezza, sensibilità e realismo con cui il film tratta numerosi temi cari alla comunità LGBT+, tra cui l’identità e l’espressione di genere e le famiglie arcobaleno per così dire “non tradizionali”. Per il modo in cui i personaggi sono tratteggiati a tutto tondo, rifuggendo stereotipi e facili caratterizzazioni. E infine per la notevole qualità artistica del film, che rende emozionante la storia, amara e appassionante allo stesso tempo, dell’incontro tra due solitudini.”
– Chiude la premiazione il lungometraggio White Paradise di Guillaume Renusson (Francia) come Miglior lungometraggio Internazionale “perché in uno schema già esplorato da opere precedenti riesce a non ricordare e a non temere i predecessori e ad emozionare con una regia sapiente e un cast preciso e diretto molto bene. E’ un film emozionante.” A ritirare il premio Lydia Genchi, distributore italiano dell’opera per la Nomad Film, una distribuzione molto attenta a film indipendenti.
Il Festival, a cura dell’Associazione Culturale RIFF, è stato realizzato con il contributo e il patrocinio della Direzione Generale Cinema – Ministero della Cultura, dell’Assessorato alla Cultura alle Politiche Giovanili e alla famiglia della Regione Lazio. Il progetto, promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, è vincitore dell’Avviso Pubblico biennale “Culture in Movimento 2023 – 2024” curato dal Dipartimento Attività Culturali e realizzato in collaborazione con SIAE.
Conclude la serata di premiazione del Festival l’appello al pubblico da parte del direttore Fabrizio Ferrari: “Seguite non solo i grossi film che vediamo al cinema, che sicuramente meritano di essere visti, ma i piccoli film. Ci sono tanti distributori – sempre meno purtroppo – che danno il cuore e anima per portare i film indipendenti in sala”.
E.M.