“Woodcock” è il nuovo album degli Iron Mais
La band cow-punk band Iron Mais, che si fece molto notare nel 2015 per la partecipazione a X Factor, ha pubblicato un nuovo album, per Maninalto! Records, lo scorso 21 febbraio, dal titolo, volutamente ironico, “Woodcock” in occasione del cinquantesimo anniversario del festival Woodstock.
La formazione, composta da Jack Latreena aka Jack Pannocchia (voce, banjo, vanga slide, chitarra acustica), La Contessina (voce, violino), Ragazzo Nutria (chitarra elettrica), Burrito (batteria), Il Mitraglia (contrabbasso), è attiva da diversi anni, riarrangiando i maggiori successi della storia del rock in chiave folk, western, bluegrass oltre alla composizione di brani inediti. Gli Iron Mais hanno all’attivo un primo album pubblicato nel 2015, “Hard Cock”, un EP, “Nausea” nel 2016 e un altro EP nel 2019 con due brani, dal titolo “Smoke on the water”.
Nell’album “Woodcock” troviamo 11 brani, un inedito e dieci cover, che si distinguono non solo per la vena creativa alternativa, ma anche per lo spirito ironico. Andiamo per ordine con i brani:
La prima traccia “Sole” è l’unico inedito presente, si tratta di un brano country rock che si concentra sui sentimenti di invidia e odio che dimorano in molti animi, privi di utilità e di crescita. Nel ritornello la voce di Jack, grossa e ruvida, canta “beato me, son felice senza forse e senza se” perché distante dai sentimenti negativi che impediscono di godersi appieno la vita sotto il sole.
Le cover iniziano con “Jump” dei Van Halen, cantata da La Contessina, in un arrangiamento country in cui è il violino, come più volte avverrà anche in atri brani, a sostituire la tastiera presente nel brano originale. La batteria ha un ritmo divertente e anche questo strumento, in altri brani, rievocherà l’immaginario sonoro di una cavalcata nella steppa.
“Kings of metal” è una cover dei Manowar, facente parte dell’omonimo album della band statunitense, un’impresa non facile da reintepretare, ma l’intento degli Iron Mais, non è quello di eguagliare, ma di adattare a se stessi, cosa che ben riescono a fare.
La versione di “Thriller” di Michael Jackson, cantata da La Contessina, inizia con drumstick e chitarre country e al ritornello inizia quasi sussurrato prima di prendere potenza.
“I fought the law”, cover dei The Clash ha un intro che induce a pensare a un lento, ma è un pensiero che dura un paio di secondi, prima che il brano parta in quarta. Il violino permette una rivisitazione del brano molto godibile ed è difficile stare fermi durante l’ascolto.
“The final countdown”, grande successo degli Europe, vede il violino sostituire la tastiera, con un intro veloce, ma che nelle strofe si tramuta in ballata per poi tornare in piena velocità nel ritornello. Da segnalare i cori, volutamente ruvidi (e divertenti) che rendono interessante l’insieme.
“Whole lotta love” dei Led Zeppelin, cantata da La Contessina, ha un intro accattivante per poi passare al ritmo country.
“Proud Mary” dei Creedence Clearwater Revival ricorda i Blues Brothers nell’arrangiamento, con la voce che graffia e che dà all’interpretazione un non-so-che di metal.
“Bro Hymn” dei Pennywise rievoca atmosfere western, molto efficace in abbinamento alla voce roca di Jack.
“Come out and play” cover degli Offspring offre una fusione parziale anche con un altro enorme successo della band californiana “Pretty fly (for a white guy)”, portando gli Iron Mais a creare un ottimo connubio.
“Smoke on the water” dei Deep Purple chiude il disco, con il violino che esegue il riff che è passato alla storia del rock e un cantato molto parlato / interpretato, funzionale a questa versione. Alla fine del brano non manca una divertente trovata, che non voglio svelare.
Roberta Usardi
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