“WINSTON VS CHURCHILL” CON GIUSEPPE BATTISTON AL TEATRO NUOVO DI VERONA
“Mi piacciono i maiali. I cani ci guardano dal basso. I gatti ci guardano dall’alto. I maiali ci trattano da loro pari” – Sir Winston Churchill
Ci voleva Giuseppe Battiston, attore teatrale e cinematografico pluripremiato, per essere voce, corpo e anima di un’icona politica e storica, Sir Winston Churchill, primo ministro del Regno Unito negli anni della seconda guerra mondiale e membro del Parlamento per buona parte del Novecento, protagonista assoluto. Lo spettacolo segue il testo scritto da Carlo G. Gabardini, “Churchill, il vizio della democrazia”, una riflessione europeista che racconta l’eredità di Churchill. Al tramonto della sua complessa e celebrata vita, l’uomo e il politico si ritrovano soli, con i propri vizi mai spenti, i grandi rimorsi e dolori, gli stralci dei propri discorsi ufficiali, la confusione e il ricordo. Battiston è potente fin dall’inizio, esplode nel buio e tra richieste di sigari e whisky, si autocelebra, si punisce e si perdona. Maria Roveran, attrice e cantautrice veneziana, è l’infermiera di questo grande uomo ma soprattutto è lo specchio dei migliaia di morti causati dalle guerre volute e decise a tavolino; è la faccia crudele ma necessaria di chi ha combattuto le guerre volute dai politici ed è morto o è ritornato a casa segnato per sempre dai traumi post bellici. Eccellente l’impianto fisso scenografico, la scelta delle luci e il buio che spesso incombe, regalando attimi intensi di commozione. Ci si ritrova davanti ad un Churchill affetto da sordità, depressione, malessere generale ma la sua grinta e il suo sense of humour sono contagiosi e acuti. Il suo bastone è un ritmo che diviene porta per il passato: Atene, Parigi, Londra, Cuba, Hitler, la battaglia persa di Gallipoli. La guerra è un grido che è stato necessario, è qualcosa che si vince sorridendo, è ciò che serve, afferma ancora il politico, per rendere un’unione degli stati europei. “Un politico deve saper spiegare perché non è successo nulla di quello che aveva promesso”. La politica è fatta principalmente di retorica, arte di intessere parole, la facoltà di consegnare visioni che giustificano qualsiasi mezzo. Battiston procede instancabilmente, si siede affannato, la balia dell’anziano vuole curare e frenare gli ultimi impeti, e poi ritorna l’affascinante seduttore di masse, eccellente grossolano oratore di battute rimaste celebri.
Uomini che decidono il destino di milioni di uomini con semplici telefonate internazionali, pollice verso e le guerre hanno inizio. C’è un lato profondo di tenerezza in questo tipo di esseri umani, come se la loro vita fosse stata destinata e piegata dal Fato e quindi non rimanesse altro che amare il proprio gatto, piangere per la figlia suicida, dipingere quadri, anche se sulle proprie mani è rimasto più sangue che colore. Churchill, premio Nobel per la letteratura nel l953, fu anche scrittore e storico, appassionato studioso, amante delle arti. In quasi 2 ore di spettacolo si affresca in modo espressivo e deciso i tratti salienti di questa figura storica, la sua fisicità pesante ma fiera, il suo gesto con le dita a V.
Giuseppe Battiston lascia al pubblico una intensa interpretazione, è sicuro e generoso, non lascia dubbi. La Roveran è altrettanto incisiva, suggestiona anche dal fondo del palco con voce e canto, buonissima presenza scenica. La dialettica del protagonista è incessante ma sempre dotata di una lucida intelligenza, di una visione. Le ultime parole famose divengono un gioco recitativo tra i due e vengono così citati Hitler, Marx, Ghandi ma anche Humphrey Bogart, Checov, Van Gogh, Orson Welles. Il ‘900 ha visto cambiamenti colossali in ogni ambito, geni e demoni l’hanno attraversato, cambiandolo e preparandolo alle generazioni future. Churchill pensa di aver fatto del proprio meglio, in fondo cercava il Bene, anche attraverso la guerra, perchè “saper decidere per tutti e plasmare il futuro è la politica”. Uomini che scrivono la Storia e divengono immortali.
“Winston vs Churchill”, per la regia di Paola Rota, è in scena al Teatro Nuovo di Verona, nella rassegna Grande Teatro, fino al 17 marzo.
Silvia Paganini