“Werther” di Massenet al Teatro Sociale di Como. L’orchestra diventa protagonista
“Ô spectacle idéal d’amour et d’innocence,/ où mes yeux et mon coeur sont ravis à la fois!/ Quel rêve… de passer… une entière existence…/ calmé par ses regards et bercé par sa voix!…”
Il 24 e il 25 ottobre, presso il Teatro Sociale di Como, è in scena Werther, drame lyrique in quattro atti su libretto in francese di Édouard Blau, Paul Milliet e Georges Hartmann, musica di Jules Massenet, Francesco Pasqualetti come direttore e Stefano Vizioli come regista. La prima rappresentazione è andata in scena a Vienna il 16 febbraio 1892 e il soggetto è ispirato a I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang von Goethe, scritto più di un secolo prima, nel 1774.
La trama è molto simile a quella del romanzo epistolare di Goethe: il giovane Werther si innamora della bella Charlotte, che purtroppo è già promessa ad Albert e non è intenzionata a sciogliere il fidanzamento, per non tradire il giuramento fatto alla madre morta. Werther dichiarerà più volte a Charlotte il proprio amore ma verrà respinto, così il protagonista si toglierà la vita. Le differenze sono minime, infatti l’arco temporale in cui si svolge l’azione è lungo pochi giorni e precede il Natale nell’opera musicale, mentre la prima lettera del romanzo epistolare viene scritta il 4 maggio e l’ultima il 22 dicembre. Durante l’overture il regista ha voluto riprendere il tema delle lettere, infatti Charlotte e Werther si scambiano una missiva. Se il giovane è destinato al suicidio, anche alla protagonista femminile spetta una sorte amara: nell’ultimo atto il regista la presenta malata e in sedia a rotelle. Gli autori del libretto infine hanno omesso il racconto del ritrovamento del corpo senza vita di Werther e del suo funerale, presente invece nel romanzo; sul palcoscenico l’eroe romantico spira cantando con Charlotte.
Massenet ha scelto di non comporre grandi arie indimenticabili e di non relegare l’orchestra al compito di accompagnare il canto: gli strumenti musicali sono i protagonisti e la voce dei cantanti preferisce il dialogo al canto. Se le parole raccontano la storia, le note commentano gli avvenimenti in scena, rivelano i moti dell’animo dei personaggi e suggeriscono allo spettatore quali emozioni provare. I sentimenti sono un elemento portante del Romanticismo e della trama dell’opera, perciò la scelta del compositore non è casuale. Solo nel terzo atto Charlotte inizia a cantare un accordo perfetto e la sua prima melodia, Werther canta un’aria memorabile. Sono inoltre presenti numerosi leitmotiv, dei temi musicali ricorrenti, che conferiscono all’opera il sapore delle grandi composizioni di Wagner.
Valerio Borgioni e Gillien Munguìa, i tenori che interpretano Werther, sono stati acclamati dal pubblico con entusiasmo e trasporto. I mezzosoprani Karina Demurova e Mariangela Marini hanno dato vita ad una Charlotte composta e tormentata da sentimenti contrastanti. È stata eccellente anche l’interpretazione di Maria Rita Combattelli nel ruolo di Sophie, un soprano. Solitamente i ruoli principali vengono assegnati ai cantanti più anziani ed esperti, in questa messa in scena invece i protagonisti erano tutti giovanissimi, nati per lo più negli anni Novanta, ma nonostante ciò la loro interpretazione è stata magistrale. È doveroso precisare che non è la prima volta che il Teatro Sociale compie una simile e lodevole scelta. I piccoli del Coro delle voci bianche del Teatro Sociale di Como hanno suscitato tenerezza nel pubblico nei panni di vispi, simpatici e talvolta discoli bambini che giocano e cantano canzoni di Natale.
Meritano di essere menzionate le scenografie di Emanuele Sinisi. Nello spazio vuoto del palcoscenico i rari mobili troneggiavano incontrastati: si trattava di una poltrona, un cavallo a dondolo, una panchina, delle casette blu, uno scrittoio e, sul finale, il letto su cui spira Werther. Le proiezioni sullo sfondo bianco commentavano la musica, creando scenari romantici e poetici. Il palcoscenico era leggermente inclinato, agevolando l’osservazione dei movimenti dei cantanti. Una piccola porzione di palcoscenico sullo sfondo suddivideva la scena in due livelli, creando maggiore profondità e rendendo lo spazio più articolato.
Il Teatro Sociale ha offerto due giornate all’insegna dei sentimenti più romantici, che il pubblico ha apprezzato con entusiasmo e trasporto.
Valeria Vite
Fotografia di Alessia Santambrogio