“We can’t have it all” è il singolo che segna la reunion della band veronese The Shape
Il loro ultimo album, Lonely Crowd, è uscito nell’ormai lontano 2015; poi una lunga pausa, vite che prendono direzioni diverse. Ora però i The Shape sono tornati, perché il richiamo della foresta musicale è troppo forte. Pronti a rimettersi in gioco, i ragazzi di Verona si sono chiusi in studio con Martino Cuman (Non voglio che Clara), e hanno registrato un nuovo disco, intitolato Morning, Paradiso, che uscirà a gennaio per LaCantina Records. “We Can’t Have It All” è il primo singolo tratto dall’album, di cui presenta una delle varie facce: melodie sognanti, un approccio più chill e malinconico alla composizione, linee vocali quasi d’antan. La musica dei The Shape è un sound che sfugge alle categorizzazioni sommarie di genere musicale, e questo singolo ne è la riprova, muovendosi agilmente fra un basamento rock, sensibilità pop e synth retro.
“We Can’t Have It All è un bagno caldo, un momento di riflessione alla fine di una relazione. Ritrovi te stesso rivivendo le sensazioni provate; sogni un finale diverso, ma tutte le insoddisfazioni e le fragilità erano già lì da troppo tempo, ignorate. Malinconicamente ammetti che è tutto finito, ma ora che sei solo ne puoi fare realmente a meno?”
I The Shape sono Francesco Lucchese, Nicola Ciccarelli, Davide Grandi, Andrea Scamperle e Alessandro Bussola
Biografia
The Shape è una band nata a Verona che subito trova, tra le colline della Valpolicella, il deserto americano e le larghe distese aride dove la polvere si mischia al sudore e le giornate bollenti si confondono con le notti più buie. Nel 2012 pubblicano il loro primo EP omonimo co-prodotto da Giorgio Canali e, tre anni dopo, il primo LP Lonely Crowd, sotto la produzione di Matteo Franzan. Due fotografie di quegli interminabili paesaggi misteriosi, immaginati e immaginari, un po’ vissuti, un po’ sognati. Dopo essersi persi di vista per anni, nel 2018 tornano a lavorare su un nuovo disco, prodotto da Martino Cuman. Qui il viaggio si ferma, le sonorità si distendono e si ammorbidiscono, rimane però il mistero: non più le notti gelide ma un locale démodé, dove si respira nostalgia e romanticismo. Velluti rossi e gatti persiani invitano ad abbandonarsi alla malinconia sognante, sorseggiando un drink e guardando la festa che si svolge tutt’attorno, imperterrita e danzante.
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