Viviamo davvero in tempi interessanti?
Che tu possa vivere in tempi interessanti, un proverbio immaginario cinese sentenziava così e più volte nella storia questa frase ha avuto risvolti particolari, ora minacciosi ora favorevoli, molto dipendeva da chi e come si leggeva questa frase. Ma stiamo davvero vivendo in tempi interessanti? A questa domanda prova a rispondere la Biennale di Venezia del 2019, giunta alla sua 58° edizione, che tra meno di trenta giorni dopo sei mesi chiuderà i battenti per riproporsi tra due anni. L’altra sera ne parlavo a cena con degli amici, mi chiedevano cosa ne pensassi, anche perché ero l’unico che era riuscito a visitarla. Ho avuto la fortuna di trascorrere quatto giorni nella Serenissima, tre dei quali dedicati solo alla Biennale, agli eventi collaterali e ai padiglioni nazionali sparsi per la città. E credetemi, tre giorni non bastano ma può essere il tempo necessario per farsi un’idea . Sto esagerando? Forse, ma i tempi che stiamo vivendo, per una pura coincidenza statistica, sono davvero interessanti e in più veramente la Biennale è una mostra infinita e una settimana per visitarla tutta al meglio è poca. Tutti almeno una volta nella vita dovrebbero visitare questa immensa kermesse, perché l’arte contemporanea è sempre più a 360° e abbraccia tutti i campi del nostro sapere e stuzzica le nostre più nascoste curiosità e fantasie. Come quando vai a correre e dopo ti fanno male muscoli che nemmeno sapevi di avere. L’arte contemporanea fa questo o almeno dovrebbe fare questo, farci scoprire parti di noi che nemmeno sapevamo di avere, che per un motivo o per un altro non usavamo più. L’arte dovrebbe rimettere in moto questi muscoli e in questo la Biennale di Venezia ci riesce benissimo.
É uno spettacolo per gli occhi e per la mente e sempre di più richiede una partecipazione attiva del pubblico che non è più solo visitatore, spettatore ma elemento attivo dell’opera d’arte. Viviamo in tempi interessanti? Gli artisti selezionati e il curatore Ralph Rugoff provano a rispondere a questa domanda ponendoci altre mille domande. S’interrogano sulle divisioni sociali del nostro tempo, sulla disuguaglianza economica sempre più forte, sul riscaldamento globale e la sua negazione, sulle fake news e i fatti alternativi che hanno minato la fiducia nel dibattito pubblico. Quando tutto diventa relativo le certezze vengono meno e si fanno strada realtà parallele e identità alternative.
Quest’anno la mostra principale si divide in due sezioni, nei giardini e nell’arsenale con gli stessi artisti che presentano più opere esposte, in questo modo è possibile restituire al pubblico un’impressione di più ampio respiro sulla produzione dell’autore e avere un’idea completa delle tematiche e dei concetti sviluppati, passando da una sezione all’altra. Non ci sono molte risposte alle domande che vengono poste, ma credo che l’artista non debba darle, quanto piuttosto continuare a sollevare domande cambiando prospettive e punti di vista. Illuminando la realtà da nuove angolazioni possiamo in questo modo indicare particolari limiti e confini culturali. Gli artisti selezionati hanno caratteristiche che li accomunano tra loro come la voglia di spostare l’asticella della sperimentazione sempre un po’ più su, sono uomini e donne che navigano nei punti di giuntura delle categorie, quelle linee sottilissime che collegano mondi, loro si trovano la, per confondere e fondere i generi tra loro, per evidenziare le falle di ambienti culturali che sembrano scollegati a prima vista. Lo fanno con la potenza delle installazioni e l’aiuto della video arte. Opere monumentali che stupiscono e ci portano a nuove e diverse domande che disturbano e scardinano i luoghi comuni a cui siamo abituati. Viviamo in tempi interessanti? sicuramente sì, proviamo adesso a capire il perché e lo facciamo con il biglietto per tre giorni, che ci permette di entrare senza problemi ai giardini e all’arsenale anche più volte al giorno.
Gli eventi collaterali e i padiglioni nazionali esterni sono sparsi per la città a ingresso gratuito. In questo modo è possibile anche perdersi per la città e i vicoli sull’acqua e i piccoli ponti inseguendo a sera le ombre. L’unica pecca delle mostre esterne sono gli orari, praticamente quasi tutte fanno gli stessi orari della Biennale, e diventa molto complicato conciliare tutto ma con una buona cartina, una matita e il libretto illustrativo è possibile incastrare buona parte della kermesse. Non ci resta che abbandonare Piazzale Roma e lasciarci il ponte di Calatrava alla nostre spalle per immergerci nell’atmosfera magica e un po malinconica di Venezia, possibilmente a piedi perché il costo dei traghetti bus è veramente proibitivo.
Antonio Conte