“Vicino, lontano. Come i greci vedevano il mondo” di Danielle Jouanna
Come i Greci vedevano il mondo. È questo il sottotitolo del libro della grecista Danielle Jouanna. “Vicino, lontano” (Carocci Editore, 2020, pp. 224, euro 19). Il mondo a cui si riferisce l’autrice è il mondo fisico, ma la visione che i popoli hanno del mondo fisico non può essere dissociata dalla loro concezione della vita. L’autrice riesce a intrecciare entrambe le dimensioni, prendendo in esame molti documenti che spaziano da opere letterarie, soprattutto in età arcaica, a opere di storici, esploratori, filosofi, sapienti dediti a studi scientifici.
Quello che emerge dall’analisi delle fonti è che vi è stato un notevole cambiamento nella rappresentazione del mondo fisico dei Greci. Il mondo contadino dell’età arcaica era ristretto e famigliare e si affidava alla presenza rassicurante degli dei. Gli echi che arrivavano di paesi lontani, attraverso i racconti di aedi, che cantavano Omero, ma anche di commercianti, erano considerati alla stregua di sogni e racconti fantastici ed erano accompagnati dalla convinzione che la terra fosse un disco piatto circondato dal fiume Oceano. Nell’età classica dominano i filosofi-scienziati, fra tutti Anassagora, che vogliono dare una spiegazione razionale dei fenomeni, riducendo il ruolo degli dei. Nell’età ellenistica assumono un ruolo di primo piano gli scienziati, nel senso che può assumere il termine in tale periodo, che considerano la terra una sfera che si divide in cinque zone simmetriche e, nonostante il consenso non fosse unanime tra geografi, matematici, astronomi, si può affermare che essi si rappresentavano il mondo in maniera non molto dissimile dall’idea che abbiamo oggi.
Il popolo meno colto, tuttavia continuava a vedere la terra come un disco piatto. Il mondo era ancora costellato da dei ed eroi e i luoghi di cui sentiva parlare erano luoghi meravigliosi, proprio perché lontani e sconosciuti. Visione che, ancora oggi, troviamo tra la gente comune che. da una parte cerca risposte scientifiche, ma dall’altra non vuole rinunciare all’illusione dell’esistenza di terre meravigliose.
Anna Pia Ricci