Viaggio al termine della notte e ai confini delle arti. A Saluzzo Elio Germano e Teho Teardo
“L’amore è l’infinito abbassato al livello dei barboncini” scrive Louis-Ferdinand Céline in Viaggio al termine della notte, il testo cui è ispirato l’omonimo spettacolo in forma di concerto di Elio Germano e Teho Teardo, andato in scena sabato 30 luglio nella bellissima Saluzzo (presso Il Quartiere, ex Caserma Mario Musso, in piazza Montebello 1) all’interno del Festival “Borgate dal vivo” in collaborazione con “Occit’amo”.
Elio Germano, vincitore del David di Donatello come miglior attore protagonista per la sua interpretazione nel film di Mario Martone Il giovane favoloso (2014) e dell’Orso d’Argento come migliore attore protagonista alla Berlinale 2020 in Volevo nascondermi (2020) di Giorgio Diritti, incontra così sul palcoscenico il compositore, musicista e sound designer Teho Teardo, autore di colonne sonore in film di alto rilievo sulla scena italiana, che gli sono valsi la vittoria del David di Donatello, il Nastro d’Argento, il Ciak d’Oro e il Premio Ennio Morricone. Conosciutisi sul set de Il passato è una terra straniera (2008) di Daniele Vicari, Elio Germano e Teho Teardo sono legati da una sincera amicizia e da una solida affinità artistica. La drammatizzazione del Viaggio di Céline nasce in occasione di un Festival al Palaexpo, in cui gli fu chiesto un intervento su un testo. Quello che doveva essere un singolo episodio è diventato invece una tournée che a distanza di anni non si è mai conclusa. Significativa la data d’esordio dello spettacolo nel 2012: quella Genova nella quale è ambientato Diaz dello stesso Vicari, film che vede ancora impegnati i due artisti, l’uno come attore e l’altro come autore della colonna sonora.
Lo spettacolo è una conferma della straordinaria sensibilità interpretativa di Elio Germano, la cui voce si trasforma in suono, luogo di incontro tra i due artisti e di sviluppo della trama. Le parti narrative sono scarne e ridotte all’osso, al fine di restituire non tanto le parole del testo letterario, ma i rimandi che esso cela, in un’atmosfera emotiva indirizzata al buio, alla notte appunto. Una selezione puntuale del testo, che non mira a ridurlo, ma a creare un percorso indefinito, fatto di stimoli e di un linguaggio complesso e misterioso: un succedersi di eventi sonori e verbali dove la voce esce dalla sua dimensione tradizionale fino a divenire suono, riecheggiando così nella musica minimalista degli anni Sessanta. Una fusione nella quale le immagini evocate da Elio Germano si inseriscono nelle atmosfere e nelle sonorità cameristiche di Teardo. In quel linguaggio emergono nuove prospettive che non parlano solo al Novecento, ma che diventano strumenti efficaci per la contemporaneità. Proprio a questo mirano anche le sonorità evocative, pregnanti e a tratti disorientanti di Teardo. La recitazione, le parole e i suoni, in un ménage fortemente evocativo ed emotivo, riescono a rendere lo stile ricchissimo di allusioni alla lingua parlata, sincopato e ritmico di Céline, in un passaggio tra linguaggi artistici ed espressivi che lascia senza fiato il pubblico. La disperazione grottesca di Céline ritrova così nuove modalità espressive nella combinazione di archi, chitarra e live electronics, insieme alla straordinaria interpretazione di Elio Germano. Con i due artisti si sono esibite sul palcoscenico Laura Bisceglia al violoncello, Ambra Chiara Michelangeli alla viola e Elena De Stabile al violino. Il pessimismo sulla natura umana, sulle istituzioni, sulla società e sulla vita in generale, diviene inconsolabile fino a non concedere più alcuna speranza al consorzio umano, come afferma lo stesso Céline quando dice “E noi stiamo lì a sperare, a sperare qualcosa, nemmeno capaci di pensare la morte che siamo” […] “Perché ci ostiniamo a non voler guarire dalla solitudine”.
Giulia Basso