VESTIRE GLI IGNUDI al Teatro Garibaldi di Modica
Vestire gli ignudi, un dramma che Luigi Pirandello scrisse nel 1922, inizia la propria tournée calcando la scena del Teatro Garibaldi di Modica. Lo spettacolo – diretto da Gaetano Aronica e interpretato con maestria da Andrea Tidona, Gaetano Aronica, Vittoria Faro, Stefano Trizzino, Barbara Capucci e Fabrizio Milano è stato accolto da un pubblico caloroso, coinvolto e catalizzato dalla rappresentazione confermando, ulteriormente, le scelte della Fondazione del Teatro modicano.
La protagonista, Ersilia, per tutta la vita si è sentita “un nulla” e con l’ardore che contraddistingue ogni donna, ripete a se stessa “non ho avuto la forza di essere qualche cosa”. Si rende conto di essere stata come gli altri l’hanno voluta. Ersilia viene dalla strada e cerca nello scrittore Ludovico Nota, la sua ancora di salvezza, qualcuno che le dia un abito decente non per la vita, perché sa di non riuscire a sopravvivere al pregiudizio e alla sventura che l’ha travolta, ma un abito per la morte, così da riscrivere un finale diverso. Il tenente Franco Laspiga si fidanza con Ersilia che era governante in casa del Console italiano a Smirne, e le dà per breve tempo l’illusione d’essere qualcosa. Ma poi la lascia ed Ersilia cede alle lusinghe del Console che la possiede. E proprio per averla distratta – in preda alla passione – dalla vigilanza della figlia, la bambina sale su una sedia e precipita dalla terrazza nel vuoto. La moglie del Console la caccia. In preda all’orrore per la tragedia consumata, Ersilia si concede al primo venuto, tentando, infine, l’avvelenamento. All’ospedale, ormai certa di morire, racconta una dolorosa storia d’amore: s’è uccisa perché abbandonata dal Tenente Laspiga. Un giornale racconta la sua storia tragica, suscitando generale commozione, ma sconvolgendo anche la vita di Franco Laspiga, che preso dal rimorso abbandona la nuova fidanzata e corre da Ersilia, sopravvissuta all’avvelenamento, per riparare; nonché del Console che ambiguamente fa smentite ai giornali, ma si precipita anche lui da Ersilia per riaverla. La donna priva di forze e mutata nell’animo dalla tragedia, rifiuta entrambi.
La scena in cui il dramma viene adattato è di grande impatto visivo ed emotivo: la strada da cui provengono tutti i personaggi, viene intesa come spazio in cui tutto si svolge, in cui la vita vera, senza maschere, accade ininterrottamente e l’interno dello studio dello scrittore Ludovico Nota. Un contrasto che esalta la scena e ogni singola azione dei personaggi che diventa icona di ogni comportamento umano: dal fumo del sigaro, alle voci concitate, dai rumori della strada con le sue luci all’austerità e superbia dei volti, fino allo straniamento. In questa ambientazione la percezione della profondità e le emozioni cambiano sensibilmente, creando quasi una prospettiva interiore tridimensionale.
Ogni personaggio di questo dramma dalle tinte noir incarna perfettamente comportamenti come prevaricazione, sesso, pregiudizio, l’impossibilità di essere “altro” da quello che gli altri esigono. Ersilia rincorre il tentativo di liberarsi dell’abito che le è stato cucito addosso e che cerca disperatamente di togliersi, come una pelle! Vestire gli ignudi è un’opera misteriosa che attrae per la sua estrema attualità, oserei dire “un dramma nel dramma”, in cui ognuno vorrebbe salvarsi da solo anche colpendo l’altro. Pirandello parla all’uomo e soprattutto dell’uomo immerso in un contrasto irrisolvibile tra vita e forma. E, come in un noir che si rispetti, questo dramma è totalmente privo di un finale consolatorio.
Giusi Bonomo