Veronica Meddi e il teatro “A Modo Mio”
Pochi giorni fa a Più libri più liberi, Ascanio Celestini diceva che non è il teatro che deve arrivare nelle periferie, ma che la gente che vive in periferia deve avere la possibilità di recarsi facilmente nei luoghi dove esistono già i teatri. E forse non siamo totalmente d’accordo con questa osservazione, per quanto comunque essa abbia una ampia valenza se contestualizzata nella realtà romana. Non siamo totalmente d’accordo perché sappiamo che anche nelle periferie possono avvenire i miracoli e che la passione, le volontà e la determinazione possono davvero dare luce a un quartiere, ai ragazzi e agli adulti che lo vivono.
Succede questo, sottovoce, anche a Casal Bertone dove la giornalista e critica teatrale Veronica Meddi, in collaborazione con la Sala parrocchiale Santa Maria Consolatrice del Centro culturale Benedetto XVI di Roma porta sulla scena, con adattamento e regia, grandi e piccoli. L’11 e il 12 dicembre è toccato ai più grandi – la Compagnia teatrale I fuori scena, con la pièce “A modo mio”.
La scena, firmata da Giulio Caraffa è povera, con pochi ma essenziali elementi. È tappezzata da tantissimi giornali che contengono le notizie quotidiane, di cronaca e di vita. Poi c’è una panchina. E poi ancora un albero con un arancio. Piano piano appariranno dei vestiti, degli stracci, a creare una montagna. Sono gli abiti che rappresentano quella vita da cui ogni personaggio di questa storia si spoglierà per donarne un po’ agli altri e per stare lì a guardarsela, la vita, proprio come fa la Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto.
Ma chi sono i personaggi di questa storia? Cosa fanno e cosa vogliono? Sono gli Invisibili, coloro che vivono ai margini della società. Sono i clochard, i barboni, i senzatetto… di nomi ne hanno tanti, ma non hanno né spazio né tempo. Gli Invisibili sono undici: Pina Burelli, Sara Toso, Chiara Ricci, Patrizia Barbieri, Alessia Meddi, Giuliano Lattanzi, Gianluca Canetti, Federico Galassi, Fabio Florio, Emanuele Chialastri, Alessio Florio. Sono attori per caso, per gioco o per passione. Sono attori di ogni età, pronti a mettersi in gioco, a misurarsi con sé stessi e con il pubblico, ognuno a modo suo e senza rimpianti, proprio come i personaggi che interpretano. Ognuno è pronto a regalare un pezzo di vita, di ricordi e memoria agli altri, la vita passata e quella presente perché, nonostante tutto, sono felici per il semplice fatto di essere vivi e per loro è necessario condividerla, questa felicità. E il risultato finale è sorprendente.
Tra le voci di Sinatra, De André, Edith Piaf aspetteremo Godot con Estragone e Vladimiro; parleremo insieme a Troisi con Dio; ascolteremo sogni e consigli dati per strada, proprio lì alla “Stazione Termini, terzo cartone a sinistra; le parole di una sposa, di un supereroe, di un’attrice, di una vecchia prostituta, Otello e Iago nella rivisitazione pasoliniana e, infine, la Venere, davanti a questi ricordi di stracci, avvolta in un abito bianco.
Marianna Zito
Foto di Alessandro Manca