“Velia, amorevole estetista delle salme” di Roberta Bobbi
Un titolo che già dice molto su quella che sarà la storia di “Velia, amorevole estetista delle salme” di Roberta Bobbi (La Caravella Editrice, pp. 178, euro 13, www.lacaravellaeditrice.it) che, con questo suo primo romanzo, intraprende anche un percorso letterario da affiancare a quello teatrale, come attrice e drammaturga.
La protagonista, Velia, pratica la tanatoestetica in un ospedale, ovvero si occupa di ricomporre i cadaveri, quindi di pulirli, vestirli, truccarli e renderli così presentabili, prima che i parenti possano vederli. Questo lavoro di “estetista delle salme” appassiona Velia, tanto che prima di iniziare il suo quotidiano compito si prepara con cura e meticolosità, cosa che, in un suo fermo credo, le permetterà di svolgere al meglio la sua mansione. In una mattina d’estate Velia, come di consueto, si reca al lavoro scegliendo la bicicletta invece del solito autobus, arriva trafelata, si affretta a prepararsi, ma prima di iniziare a lavorare si ferma a guardare quello che succede appena fuori dalla porta dell’ospedale, dove diverse famiglie si dirigono disperate verso l’entrata dell’obitorio per l’ultimo saluto ai loro cari. Velia lavora scrupolosamente e con la massima attenzione, il suo carrello ha tutti i prodotti che le servono per ridare a quei corpi senz’anima un’ultimo tocco di vita. I morti sono per lei ancora persone, li tratta amorevolmente e per ognuno di loro si chiede quale sia stata la sua storia, mentre li veste e trucca i loro volti.
Nella narrazione non si sente soltanto la voce di Velia, ma anche quella dei cadaveri su cui lavora, voci che a lei ovviamente non sono udibili e che raccontano attraverso la voce narrante, anche un poco di sé. Il lettore quindi si ritrova ad avere molte più informazioni rispetto alla protagonista e, andando avanti, passa da una dimensione reale, in cui si trova a fianco di Velia come un’ombra osservatrice, a una dimensione onirica, quella di Velia stessa, che prende piede nel momento in cui sviene a causa di un malore improvviso proprio davanti all’ultimo cadavere di quella giornata, nel quale riconosce Massimo, l’uomo con cui ebbe una relazione poco tempo prima. Velia viene catapultata quindi in una dimensione surreale, in cui incontra, apparentemente vivi e vegeti, i cadaveri di quella mattina uniti a suoi vecchi ricordi, senza capirne il senso e con la voglia di andarsene.
Un romanzo molto scorrevole, avvincente, che pone uno sguardo interessante e acuto sul binomio morte-vita, che attraverso gli occhi di Velia arriva quasi ad assumere i tratti di un’ossessione, in quanto si sente obbligata e legata a quelle vite oramai concluse, fino alla fine, dubitando he qualcun altro potrebbe immettere in quel lavoro una devozione tanto profonda come la sua.
Roberta Usardi