UTØYA al Teatro Filodrammatici di Milano
In scena tronchi di albero mozzi e due attori che danno vita a tre coppie e sei personaggi diversi, tre storie che si collegano agli eventi a carattere terroristico che hanno colpito il 22 luglio 2011 la Norvegia e che causarono complessivamente 77 morti.
Il pubblico assiste, a rotazione, alle tensioni di un marito e una moglie, sull’orlo della separazione, con una figlia che si trova sull’isola di Utøya per un campus organizzato dal partito laburista, uno dei bersagli dell’attentato; agli attriti di due poliziotti che, nonostante gli attentati, non riescono a trovare un accordo su come agire e, infine, a un fratello e una sorella che vivono in campagna e che scoprono con sgomento di essere stati i vicini di casa di chi ha causato la strage.
Si parla anche di Norvegia come paese intoccabile, pacifico, dove nulla di pericoloso può succedere. Gli eventi del 2011 hanno però dimostrato come non ci sia mai nessuna garanzia e che gli attentati non sono sempre riconducibili alla stessa fonte, infatti a causare la strage fu un giovane norvegese di 32 anni.
Il testo di Edoardo Erba racconta in modo intelligente e diretto, con l’aiuto del giornalista Luca Mariani, un pezzo di storia contemporanea mescolando non solo la durezza dei fatti, ma anche la vita imprevedibile, che non dà certezze, che non si può controllare e che non finisce mai di sorprendere, anche nei momenti più impensabili. La regia di Serena Sinigaglia dimostra come il teatro sia in grado di rappresentare, a tutti gli effetti, la realtà contemporanea sviluppandone le varie sfaccettature.
Come sempre indiscutibile la bravura di Arianna Scommegna e Mattia Fabris, che passano da una coppia all’altra in modo fluido e deciso e inchiodano lo spettatore minuto per minuto in un’altalena di emozioni. Un sold out che non stupisce.
Al Teatro Filodrammatici di Milano con l’aggiunta di una replica straordinaria domenica 14 gennaio.
Roberta Usardi