“Una vita cinese. Il tempo del padre”: la storia della Cina raccontata da Li Kunwu e P. Ôtié
“Così come non si può smettere di voler bene ai propri genitori, quali che siano i loro sbagli, noi non riuscivamo a contenere il nostro amore per il presidente Mao, nonostante le delusioni, i disastri e i morti, la venerazione che nutrivamo per lui raggiunse il massimo proprio allora”.
Add editore pubblica una nuova edizione riveduta e corretta del capolavoro di Li Kunwu (1955), artista di Stato del Partito Comunista, il “soldato disegnatore”. “Una vita cinese” (pp. 256, euro 22) è la sua autobiografia a fumetti, scritta con P. Ôtié, e altro non è se non un eccezionale viaggio nel tempo e nella storia, di cui Il tempo del padre è il primo di tre intensi ed emozionanti volumi.
È il 1950 ed è il padre venticinquenne di Li Kunwu ad aprire il volume. Siamo durante gli anni del maoismo, “per fortuna il Partito Comunista e il Presidente Mao hanno sconfitto il vecchio ordine sociale. Le donne hanno piedi normali, gli uomini possono tagliarsi i capelli, ci si sposa liberamente… il popolo cinese ha finalmente il diritto di essere felice…”; è il tempo del Grande Balzo in Avanti.
“Non era piccolo, era un Grande Balzo in Avanti, quindi avevamo dei grandi obiettivi: il principale era che la nostra produzione di acciaio ‘superasse quella inglese e raggiungesse quella americana’”.
Ma questo grande fervore fece diventare la Cina una terra sterile senza insetti, roditori e uccelli, persino il numero degli esseri umani si ridusse notevolmente: dal 1959 al 1961 la Cina fu colpita da una delle peggiori carestie della Storia. Finché nel 1962 arrivò lo spirito di Lei Feng a far da guida, soprattutto ai più giovani: un eroe che riuscì a trasmettere loro forza e fierezza. Nel momento in cui si era già pronti a entrare in guerra con i nazionalisti, ecco l’arrivo della Rivoluzione Culturale: era la primavera del 1966 e i giovani studenti erano pronti a tutto, anche a cambiare il proprio nome, pronti a “spostare le montagne e rovesciare i mari!”.
È in atto, quindi, la Rivoluzione Culturale ed è lo stesso Li Kunwu, bambino prima e adolescente poi, a raccontarcela, attraverso il suo sguardo ingenuo e la sua spontaneità. Da studente a soldato, da una perfetta vita familiare, alla povertà fino alla ricerca prima di un posto dove andare e poi di suo padre, Li Kunwu disegna e snocciola un memoir familiare straordinario all’interno della storia di un intero popolo.
“A quell’età la mente è malleabile: quello che vi imprimi ci resta a lungo. A tal punto che ancora oggi, a distanza di 40 anni, posso intonare senza difficoltà le decine di canzoni contenute nel mio Yu Lu”.
Da questo graphic novel impareremo molto della storia del popolo cinese, impareremo cosa sono i dazibao e che con la Rivoluzione Culturale si arrivò a “un’anarchia interna disastrosa”, che furono molte le persone ferite e uccise e che si arrivò a una vera e propria guerra civile. Proseguiremo fino ad arrivare alla morte dello stesso Mao Zedong, nel 1976, che portò un grandissimo senso di tristezza e di smarrimento tra la sua popolazione.
Con i suoi lavori in bianco e nero e ricchi di dettagli, Li Kunwu crea un forte legame tra la tradizione cinese del pennello e i tratti tipici della propaganda maoista. Li Kunwu racconta la storia e la resilienza di un intero Paese e ci permettendoci di capire i vari passaggi che hanno portato alla Cina moderna, attraverso un periodo storico in cui “ognuno di noi, in base alle proprie capacità, era tenuto a contribuire allo sforzo comune”, a “lavorare con impegno per la prosperità del Paese”.
Marianna Zito