“Una ragione per odiarti” è il nuovo singolo di Adduci – L’intervista
Dal 6 ottobre è disponibile in digital download e in digitale “Una ragione per odiarti”, il nuovo singolo di Adduci, all’anagrafe Vincenzo Adduci, per Adesiva Discografica / The Orchard, che anticipa l’uscita del suo primo album nei prossimi mesi. Il brano è prodotto da Lele Battista, Yuri Beretta e Paolo Iafelice, il videoclip invece è stato scritto e diretto da Francesco Mucci. Abbiamo fatto qualche domanda all’artista per saperne di più.
“Una ragione per odiarti” è il tuo nuovo singolo, quando l’hai composto?
Diversi mesi fa, non è una canzone recente, c’è voluto tempo per la fase di arrangiamento e l’incisione in studio, circa un annetto.
Riguardo al testo, ti è mai capitato di aver trovato delle ragioni per odiare qualcuno che ami, a scopo protettivo?
No, in realtà non ci sono mai riuscito, per questo ho scritto questa canzone. Probabilmente odiare è un riflesso che ha a che fare con l’amare, quindi se il sentimento originale è l’amore, difficilmente si riesce a odiare. La canzone è un po’ sdolcinata, quando ho iniziato a scriverla facevo fatica a riconoscermi nel testo, ma poi mi sono detto “vediamo che succede, non ho niente da perdere”. Dopo averla scritta, è rimasta ferma qualche giorno e poi ho iniziato ad andare a fondo su quello che volevo dire. A un certo punto mi sono riconosciuto nelle parole e ho deciso che l’avrei portata a termine, arrangiandola con i musicisti in sala prove.
La copertina di “Una ragione per odiarti” mostra una figura di spalle che scende le scale della linea verde della metropolitana di Milano, come è emersa questa idea?
Sono io la figura di spalle, in realtà quello scatto proviene da un video precedente della canzone nel quale c’ero io, ma quando ho incontrato il regista Francesco Mucci ho voluto collaborare con lui e dato che nel video non mi ci vedevo, il video è stato rifatto con due attori, ma del primo è rimasta la copertina.
Lo scatto cosa rappresenta?
Non ha un significato preciso, non è studiato, sono io che cerco di scappare dal mio destino, ma non vado da nessuna parte.
Nel testo di “Una ragione per odiarti” un verso dice “ma siamo ancora qui nascosti dentro a un attimo”, di quale attimo si tratta?
Si tratta di un attimo tra tutti gli altri attimi: conta solo quel momento, non tanto la proiezione nel futuro o la pianificazione della vita, conta solo quell’istante.
“Parte di me” è stato il tuo primo singolo, un testo crudele in cui canti “è una buona abitudine distruggere il buono che c’è in me”, ma nonostante questo mood malinconico, esiste un rimedio?
La canzone illustra il mio rimedio, ovvero quello di adottare un punto di vista esterno, osservarmi da fuori, cercando di capire cosa mi stava succedendo in un momento in cui ciò che stavo facendo andava contro ciò che volevo che succedesse. Era un periodo in cui mi andava di fare della vita sociale, ma poi rimandavo gli impegni e mi domandavo perché agissi in quel modo. Ho avuto la sensazione che ci fosse una parte di me che mi remava contro e ho sentito la necessità di conoscere quella parte di me che ha bisogno dei suo spazi e dei suoi tempi.
Questi due singoli faranno parte del tuo primo album, puoi anticipare qualcosa?
L’album è ancora un cantiere aperto, mi riservo di apportare dei cambiamenti anche all’ultimo momento, ma sono abbastanza sicuro che vedrà la luce nel 2021, anche se non c’è ancora una data.
Ci sarà un altro singolo prima dell’uscita dell’album?
Sì, probabilmente a novembre.
Tu sei originario di Napoli, hai studiato a Bologna e poi ti sei trasferito a vivere a Milano, cosa ti ha portato a Milano e come hai incontrato i tuoi produttori Yuri Beretta e Lele Battista?
A Milano ci sono finito per lavoro. Quando mi sono laureato mi sono trasferito qui perché c’erano più opportunità. Appena arrivato ho iniziato a frequentare un sacco di posti con musica dal vivo e in uno di questi, a un concerto di Yuri Beretta ho lasciato il mio disco. Dopo un po’ Yuri mi ha scritto per dirmi che aveva ascoltato il disco, gli era piaciuto. La sera stessa ci siamo visti al Leoncavallo a prendere una birra e da lì siamo diventati amici. Poi abbiamo fatto un concerto insieme a cui venne a sentirci Lele Battista. A fine concerto a Lele erano piaciuti i brani, ci siamo messi a chiacchierare e si è parlato di fare qualche lavoro insieme e così è stato. Dopo un po’ sono andato in studio da lui e abbiamo incominciato a lavorare. È stato per me una delle migliori cose che mi è successa finora. Sia Yuri sia Lele sono due degli idoli che seguivo fin da ragazzino.
Cosa hai studiato a Bologna?
Ho fatto il Dams e poi Comunicazione Pubblica di Imprese e Pubblicità per la laurea magistrale.
Oltre al tuo pecorso di cantautore hai anche un progetto con la pianista Antonietta Ranni, dal titolo “Senza fine” che riguarda il cantautorato italiano, puoi darci qualche informazione?
Riguarda il cantautorato italiano degli anni Sessanta, è un progetto attualmente fermo per ovvi motivi. L’idea è nata da un concerto di Sergio Cammariere, Gino Paoli e Danilo Rea. A me e ad Antonietta piaceva molto quel repertorio, così ci siamo trovati per suonare e preparare qualche canzone. Ha preso forma uno spettacolo vero e proprio che va a ricostruire l’origine della canzone e quello che è diventato un certo tipo di cantautorato, con anche una parte di canzone napoletana classica, che è stato l’anello di congiunzione tra il cantautorato francese e quello italiano. Si tratta di un progetto piano e voce, con alcuni pezzi chitarra e voce cantati da me per spezzare lo spettacolo, così come delle parti di piano solo.
Avete già suonato da qualche parte?
Abbiamo suonato al Ghepensimi a Milano.
Oltre a cantautore sei anche produttore, ci parli di questo tuo altro ruolo?
La band con cui ho registrato i brani è formata da amici che sono anche cantautori. A luglio ho pubblicato come produttore, ma anche in featuring, “Cloro”, un brano di Pepz, che suona il basso nei miei brani. Segnalo anche Mario Palladino, in arte Myhoo, che nel mio disco ha suonato la batteria. Altri cantautori possono essere Marco Sbarbati, con cui sto preparando un singolo, dopo quello uscito a dicembre 2019 dal titolo “Il nuovo anno”.
Ci sono artisti con cui ti piacerebbe collaborare?
Personalmente vorrei collaborare con gli Audio 2, che sto ascoltando molto in questi giorni.
Oltre a essere cantautore, produttore, chitarrista, cos’altro ti piacerebbe fare?
Mi piacerebbe avvicinarmi alla fotografia e alla produzione video, mi manca l’aspetto dell’arte visiva in generale.
Roberta Usardi