Una barca di speranza su un mare di indifferenza, la tragedia della migrazione dalla voce di Anna Foglietta
Sul palco del Teatro Bolivar, il 27 ottobre 2024, “Una guerra”, un racconto crudo, che scuote, per riportare alla luce il dramma dei migranti, donne e uomini che attraversano il mare spinti da disperazione e speranza, ma che troppo spesso finiscono inghiottiti dalle onde, sconfitti dalla violenza e dall’indifferenza che li circondano. La voce di Anna Foglietta e le note struggenti, spesso disturbanti, del violoncello di Francesco Mariozzi, portano tensione e interna lacerazione.
La narrazione affronta il tema scottante delle migrazioni moderne, mosse da conflitti, carestie, miseria e persecuzioni. Sono migliaia le persone che abbandonano tutto — patria, famiglia, affetti — per lanciarsi in un viaggio verso l’ignoto, spinti dalla speranza di un futuro migliore. Foglietta dà voce a una madre in fuga, costretta a decidere quale dei suoi due figli salvare mentre, aggrappata a un pezzo di legno, cerca disperatamente di restare a galla, e mentre emerge il dolore di una scelta impossibile. La donna ha messo in mare i suoi figli con la speranza di salvarli, lasciandosi alle spalle un paese in rovina. È una storia che esplora la disperazione di chi ha tutto da perdere e nulla a cui tornare.
La madre non è l’unico personaggio in scena: anche la barca, una fragile imbarcazione di legno non trattato, è parte della narrazione. La barca si rivolge al mare, accusandolo di averla tradita e di aver trascinato verso la morte le vite che trasportava. Anch’essa è vittima, ferita dagli uomini e dalle onde, destinata a perire come i passeggeri che tenta di salvare. E poi il mare, che parla con una voce spietata e indifferente al destino di chi lo attraversa: “Al mare non importa se a morire siano in 119, in 10 o nessuno”. Un’entità senza corpo né anima, che osserva passivamente il dramma umano che si consuma nelle sue profondità, il mare ricorda, nostalgico, il tempo in cui era unito alla terra, quando ancora esisteva una pace senza confini e senza tragedie. La sua interpretazione più forte è forse proprio quella del mare, una presenza immensa e insensibile, come un Nettuno che ha perso ogni traccia di umanità. È una narrazione che non lascia fiato allo spettatore, lo costringe a confrontarsi con il lato oscuro della società occidentale, quella che spesso resta indifferente, se non apertamente ostile, davanti alla tragedia quasi quotidiana della migrazione per mare.
Anna Foglietta, portando in scena questo reading, ha dichiarato: “È una storia molto dolorosa, ma necessaria, che offre una grande opportunità di catarsi collettiva”, e portare in scena questo spettacolo in questo momento storico è un atto politico. Vuole offrire allo spettatore un’occasione di riflessione e di autocritica, per abbandonare i pregiudizi razzisti e coloniali ancora troppo radicati. La donna senza nome, con figli senza nome, rappresenta tutti i morti anonimi inghiottiti dal mare, vittime della migrazione e della violenza di un sistema che non li accoglie.
È un racconto che annienta ogni pretesa di neutralità, e ci ricorda come noi, spettatori privilegiati, non possiamo distogliere lo sguardo davanti a una ingiustizia che contribuiamo a perpetuare (anche se vi credete assolti, siete, lo stesso, coinvolti).
Brigida Orria
ARTISTI
Anna Foglietta, voce recitante
Francesco Mariozzi, violoncello
Testo a cura di Michele Santeramo
Musiche originali di Francesco Mariozzi