Un viaggio nel tempo e nello spazio con Pierpaolo Spollon al Teatro Camploy di Verona
“Extraterrestre portami via / voglio una stella che sia tutta mia / extraterrestre vienimi a cercare / voglio un pianeta su cui ricominciare.” – Eugenio Finardi
Per la rassegna L’altro Teatro, il 22 dicembre è andato in scena al Teatro Camploy di Verona uno spettacolo scritto da Andrea Pennacchi e Rossella Spiga, con Pierpaolo Spollon e musiche dal vivo di Annamaria Moro e Francesco Rocco, regia di Marco Artusi.
“2069: Oltre la luna”, produzione di Teatro Boxer in collaborazione con INAF Osservatorio Astronomico di Padova, celebra a suo modo il cinquantesimo della missione americana dell’Apollo 11, che il 20 luglio 1969 permise agli astronauti Armstrong e Aldrin di mettere piede sulla luna. Una serie di immagini iniziali documentano l’emozione dell’allunaggio, allora in mondovisione, un piccolo passo per un uomo, un balzo per l’umanità. Il padovano Spollon cita il discorso del presidente Richard Nixon, In event on moon disaster, che sarebbe stato letto in caso di disastro della spedizione lunare:
“Il destino ha voluto che gli uomini che sono andati sulla Luna per esplorarla in pace, rimarranno sulla Luna per riposare in pace. Questi uomini impavidi, Neil Armstrong ed Edwin Aldrin, sanno che non c’è speranza per il loro recupero. Ma sanno che c’è speranza per l’umanità nel loro sacrificio. Questi due uomini stanno donando le loro vite per l’obiettivo più nobile dell’umanità: la ricerca della verità e della conoscenza.”
Ci si interroga poi sui costi enormi delle esplorazioni e della ricerca scientifica, necessari per scoperte rivoluzionarie e una versione impeccabile di Extraterrestre di Eugenio Finardi, cantata da Annamaria Moro, incanta e suggestiona, prendendosi il primo applauso.
Il viaggio immaginato nel 2069 ha inizio, con uno Spollon tirocinante cadetto in una missione lunare e Andrea Pennacchi, capitano Achab alla caccia di asteroidi, potenti e sfruttabili per nuove risorse. L’immaginario ha portato gli uomini, avidi e curiosi, dal pianeta terra alla luna, nuova meta turistica per tutti gli abitanti. La luna come un approdo stabile possibile, da cui la terra appare poeticamente come un puntino in cui l’umanità vive, senza essere consapevole fino in fondo di essere parte di una immensità senza fine.
Lo spettacolo non si poteva che chiudere con “Space Oddity” di David Bowie, con la versione molto bella e dignitosa del duo musicale.
Silvia Paganini