UN RIUSCITO ESEMPIO DI INTEGRAZIONE, TUTTO AL FEMMINILE AL TEATRO CARCANO
Alla mia età mi nascondo ancora per fumare – Regia di Serena Sinigaglia – in scena al Teatro Carcano di Milano fino al 25 novembre 2018
Cominciamo col dire che questo spettacolo, proposto a quattro anni di distanza dal debutto con un cast per la metà rinnovato, è in sé stesso un bellissimo esempio di integrazione possibile. Ne è sicuramente artefice la bravissima regista Serena Sinigaglia, che guida un cast tutto al femminile composto da otto eccellenti attrici (Annagaia Marchioro, Carla Manzon, Chiara Stoppa, Giorgia Senesi, Irene Serini, Marcela Serli, Matilde Facheris e Sandra Zoccolan). Grazie a una magica alchimia, l’insieme risulta anche superiore alla somma delle indubbie capacità delle singole attrici. Se poi aggiungiamo il decimo ingrediente o meglio il contenitore, semplice e di grande effetto in cui i personaggi si muovono, un Hammam realizzato dalla mitica Maria Spazzi (ancora una donna, e sono dieci…), il risultato è garantito.
Il testo è dell’autrice algerina Rayhana (l’undicesima donna…), attualmente costretta a nascondersi dietro questo pseudonimo per proteggersi dall’ira e dalle violenze degli integralisti. Ciò che colpisce non è forse la sua originalità quanto piuttosto la capacità di veicolare un tema e un messaggio complesso come quello della condizione femminile, vissuta in molte realtà sociali non sempre così lontane da noi, con toni semplici, leggeri e spesso anche ironici. La storia si svolge appunto in un hammam, nel giorno riservato alle donne. In questo luogo le protagoniste, clienti e tenutaria, si troveranno a doversi barricare per difendersi e soprattutto difendere una di loro che, incinta contro il volere dei genitori, viene violentemente reclamata da un gruppo violento di “barbuti” guidati dal suo stesso fratello. Nell’intimità di questa “isola” emergono i sogni, i desideri inconfessabili, i segreti di donne diverse che condividono la stessa condizione di donna all’interno della società in cui vivono. E’ sicuramente in questo conflitto la chiave più interessante, più della vicenda stessa e del finale tragico.
Da sottolineare e apprezzare l’impegno di una Compagnia come Atir che attraverso il suo attuale forzato nomadismo ha l’opportunità e certamente la capacità di “seminare” il suo Teatro fatto di tanto impegno (civile e non solo…) a un pubblico nuovo e diverso.
A. B.
Foto di Serena Serrani