Un rave per David Foster Wallace a dieci anni dalla morte
Il 21 luglio si è conclusa la fortunata rassegna di eventi dal titolo “Da vicino nessuno è normale” che ogni anno si svolge presso gli spazi dell’Ex Ospedale psichiatrico Paolo Pini e l’associazione Olinda onlus. E proprio come degna e originale conclusione, quest’anno si è svolto un “rave” di 12 ore, dedicato a un autore americano che ci ha lasciato troppo presto – nonostante ci abbia regalato diversi testi notevoli, tra cui il capolavoro “Infinite Jest”, che supera le mille pagine e che è stato assoluto protagonista del rave in suo onore – considerando il decimo anniversario dalla sua morte. David Foster Wallace ci lasciò nel 2008, dopo una carriera sfolgorante come insegnante, scrittore, saggista, ma costellata da una depressione costante che l’ha portato poi al suicidio a soli 46 anni. Il “Rave Foster Wallace” nasce da un progetto a cura di Stefano Bartezzaghi e Fanny & Alexander, con la drammaturgia di Chiara Lagani e la regia di Luigi De Angelis. Un lavoro davvero notevole e di ottima fattura. Lo spazio dell’ex ospedale psichiatrico è immenso, con grande giardino, bar, ostello, RSA e teatro e puntellato di svariati altri angoli nascosti. La trama del romanzo di Wallace è intricatissima, ma nel percorso guidato il pubblico – libero di arrivare a qualsiasi ora – può entrarci senza sforzo, ascoltando rapito i diversi personaggi.
Ogni tappa del rave ha una guida, che illustra, spiega e conduce ora in natura, ora nell’ostello Olinda, ora nella RSA, e così via. Gli attori coinvolti portano alla ribalta alcune parti salienti del romanzo, ben definite, con tematiche legate alla droga, al tennis, alla depressione. Ogni intervento dura il tempo necessario per lasciare il segno. Il pubblico può anche, in certi casi, scegliere tra più performance che si svolgono in contemporanea in un luogo. In altri casi, tutti gli spettatori sono testimoni diretti di una rappresentazione in determinati punti dell’area. Molta intensità, ma anche ironia, gioco e utili approfondimenti sui temi, affrontati anche nello specifico in brevi conferenze, per poter cogliere ancora meglio i significati e il senso dell’opera. D’altra parte, un libro così lungo e pregno di argomenti ha bisogno di una guida teorica oltre che pratica, che possa svelare punti passati inosservati o che possa approfondire significati emersi dalle performance. Per questo motivo, tra una tappa e l’altra, si sono svolte le brevi conferenze, come per esempio quella sul tema della depressione (in riferimento al personaggio di Kate Gompert), definita come una sensazione di nausea perenne in tutte le cellule del corpo e che comporta una totale mancanza di empatia. Oppure la curiosità del titolo dell’opera, “Infinite Jest” e il complesso concetto di infinito, alquanto particolare, perché è un infinito delimitato, perciò staccato da quello che è il significato matematico. Da non dimenticare poi che Wallace fu un logico matematico e uno degli incontri ha posto accento su questo assunto, avvalendosi del saggio scritto successivamente da Wallace “Everything and More: A Compact History of Infinity”. Il titolo rimanda, come è noto, a una battuta di Shakespeare nel suo “Amleto” quando il principe di Danimarca si rivolge al buffone Yorick, nel quinto atto: “Let me see. Alas, poor Yorick. I knew him, Horatio: a fellow of infinite jest, […]”.
Dal momento che il percorso comprendeva un tour de force di 12 ore, non potevano mancare i momenti conviviali e, per chi voleva, era possibile gustare pranzo e cena tipicamente alla “Wallace”. Tutto il cast di questo evento/maratona che ha dato vita a “Infinite Jest” è stato straordinario: gli attori Marco Cavalcoli, Claudio Cirri, Massimo Conti, Fabrizio Croci, Tolja Djokovic, Federica Fracassi, Lorenzo Gleijeses, Chiara Lagani, Roberto Magnani, Francesca Mazza, Mauro Milone, Ermanna Montanari, Laura Pizzirani, Francesca Sarteanesi; il frammento video è di Sara Fgaier e gli interventi di: Stefano Bartezzaghi, Claudio Bartocci, Maria Laura Bergamaschi, Thomas Emmenegger, Vera Gheno, Rodolfo Sacchettini, Anna Stefi.
Esperimento riuscito, nell’attesa del prossimo!
Roberta Usardi