Un mese di Otello a Torino: Ferrini in regia
C’è tempo ancora fino al 5 febbraio per vedere l’ “Otello” di Jurij Ferrini. Le repliche sono partite il 10 gennaio, e il palco è quello del Teatro Gobetti di Torino. Il dramma della gelosia, il sospetto, la violenza: gli ingredienti rimangono quelli. Il lavoro si muove soprattutto sul piano estetico, diventando esercizio, stilema. Regia e drammaturgia rimangono forse un passo indietro, ma per lasciare che il testo presenti sé stesso senza mediazioni. Nonostante il teatro di Shakespeare affondi le sue radici nel vigore della parola, qui bisogna lasciarsi trasportare dalla dinamica sensoriale.
Partiamo dal cast: Ferrini è un Otello dal pensiero fragile, un uomo in balia del dubbio, il quale attanaglia discorsi, gesti, emozioni. Attraverso il tono emerge la condizione di minorità nella quale è stato calato: un nero in un mondo di e per bianchi. La punta di diamante è senz’altro Iago, però, perché Rebecca Rossetti ha trovato il modo di emanare da sé la spietatezza, l’ipocrisia, l’individualismo più sfrenato: il suo è un antagonista aprioristico, machiavellico e impietoso. Agnese Mercati, invece, ha interpretato Desdemona donandole un cipiglio delicato: una ragazza semplice, dedita al sentimento, totalmente avulsa dalla logica dell’imbroglio. Potentissima Emilia, Maria Rita Lo Destro, ma per accorgersi della sua forza bisogna attendere la fine dello spettacolo e lo scioglimento dell’intrigo. Completano il gruppo Federico Palumeri, Stefano Paradisi e Michele Puleio, rispettivamente Cassio, Roderigo e Graziano.
Lo spettacolo ha preso forma soprattutto attraverso la curatela di tutti quegli aspetti paralleli alla recitazione, che però possono esaltare o mortificare il tutto a seconda della situazione. Scena, luci e indumenti: una pedana nera simile ad una rampa, il buio, le divise militari verde bottiglia. Ferrini è vestito tutto di pelle e sulla metà sinistra della faccia riporta una specie di sfregio, un graffio nero e tripartito che sa di tribale e che inevitabilmente lo pone in contrasto con gli altri soldati. I maschi fumano tutti, e ciccano per terra, nel fango. In sottofondo, i The Doors: Break On Through (To The Other Side), Alabama Song, Love me two times. Jacopo Valsania, scenografo, impone un eterno tramonto sul fondale, i costumi di Agostino Porchetto riferiscono tutta l’asfissia della belligeranza, rigida e disutile. Delle luci si sono occupati invece Jacopo Valsania e Gian Andrea Francescutti.
Davide Maria Azzarello