Un linguaggio inespresso
Il libro e l’autore
“La vita immaginata” (Lamantica Edizioni, 2020, pp. 113, postfazione Massimo Morasso) di Giovanni Peli ci offre già nel titolo una possibilità di evasione, un panorama differente, uno scenario alternativo nel quale trovare riparo. Questo libro ci trasporta in una fluida comunicazione tra prosa e poesia in una chiave talmente moderna da lasciarci sospesi. Sospesi come le nostre vite da quando la pandemia ha colpito il pianeta, da quando il nostro spettro visivo si è ristretto.
La casa col giardino
Tutto ciò che prima appariva privo di valore si è caricato immediatamente di un sapore antico e primordiale. Nella monotonia di giornate piatte siamo ancora in grado di perderci nel nostro giardino come fosse un luna park? Quanto ancora potremo illudere i nostri figli? Ce la faremo a non ammalarci o a guarire? E mentre queste domande si affollano, una penna tanto sottile continua a incorniciare queste giornate, il loro grigiore e il nostro sentire arrugginito.
“Sei capace di tuffarti nel letto/fidandoti delle lenzuola azzurre/con quell’impressione di essere sempre/stato vivo e di affacciarti per sempre/sul mondo? Sei capace di giocare/senza pensieri né tragici né osceni/solo giocando al gioco del dormire?”
La voce in fondo
Chiediamoci piuttosto cosa resterà della nostra voce, quanto ancora saremo in grado di contenerla, quanto fiato abbiamo accumulato durante le notti? Giovanni Peli ci presenta una voce scomparsa, un uomo che ne perde l’uso comunicando con i soli gesti. La domanda resta la stessa, sempre più forte: Ce la faremo a non ammalarci o a guarire? La cruda riflessione dell’autore ci porta a una consapevolezza nascosta che si annida nelle nostre insenature più profonde.
“Basta con tutti questi contatti, con i confronti e con la condivisione. Non torneremo sui nostri passi stavolta, siamo giustificati. Finisce un mondo e ne comincia un altro, perché mai io dovrei essere ancora riconoscibile”.
“La vita immaginataˈ, una realtà possibile o forse l’unica esistente”.
Massimiliano Pietroforte
ph. di Mario Martinazzi