“Un colpo da ko”: tutti al tappeto
Il nome Jack London richiama inevitabilmente echi legati a grandi classici, basti pensare a Zanna Bianca, Il richiamo della foresta o a Martin Eden, reinterpretato nel film omonimo da un esuberante Luca Marinelli.
“Un colpo da ko” (Nova Delphi, 2021, pp. 259, euro 12), a cura di Mario Maffi ci mostra un’altra faccia di Jack London, un volto appassionato e cultore della boxe, uno sport che nella seconda metà dell’Ottocento viveva significative trasformazioni che lo portarono a nuove regole. Si passava così dalla lotta a mani nude al ring e ai round. Come sottolinea il professor Maffi, il nuovo secolo fu poi il secolo dei grandi nomi: Billy Papke, Tommy Burns e Jimmy Britt. In questo panorama che vedeva l’America sempre più affermarsi come potenza industriale, si avvertiva la necessità di trovare nuovi personaggi semi-mitologici, portatori di valori antichi, quei valori che si erano persi per strada.
Questa forza fisica e questa tensione si sposano con l’indole di London, autore attivista e sostenitore delle lotte di classe, portavoce di un senso di vitalità che vede nella boxe uno slancio rivoluzionario che punta alla sopravvivenza. La boxe si trasforma in ragione vitale, aria pulita, necessità, diventa compagno scomodo e amante nascosto. Nei racconti di London presenti nella raccolta emergono personaggi eroici, eroi privati di tutto, della libertà, della forza, della loro giovinezza. Joe dovrà rinunciare alla boxe per la sua dolce amata, la sua sorte è già scritta e la boxe non lascia spazio all’amore. Tom king dovrà fare i conti con l’età avanzata, con la decadenza dei suoi muscoli; cederà al confronto con il più giovane, con la gioventù destinata a grandi cose, l’unica che può realmente cambiare le cose.
Qui la riflessione di London sui confronti tra generazioni, la speranza dell’autore in un confronto tra la saggezza e l’esperienza con la freschezza dei muscoli. Tom king cadrà al tappeto sotto i guantoni del giovane rivale, tornando a casa privato delle sue speranze.
È questa la verità difficile da digerire:
“uno aveva dentro cento incontri, un altro solo venti: ciascuno aveva dentro un numero definito d’incontri, in base alla sua struttura fisica, alla qualità della sua fibra… E una volta che li aveva consumati tutti, aveva chiuso.”
Massimiliano Pietroforte