“Uccidi il male” di Davide Simon Mazzoli
“Il profeta dell’Apocalisse uccide il male, ripulendo il mondo da coloro che lui riconosce come emanazione dei Klipot (forze del male che vivono tra noi). E lo fa ispirandosi ai testi apocalittici”.
Alexander Wolf è un uomo sbagliato, vive la sua esistenza tracannando alcolici e collaborando con il suo amico/collega Alborghetti a risolvere indagini complesse, per distrarsi, sicuramente per dimenticare il fallimento della sua indagine più importante, quella che avrebbe salvato la moglie e il figlioletto Adam da una cruenta morte a opera del Profeta dell’Apocalisse, circa undici anni prima.
Ma quando il male entra nella vita di una persona, intossicandone ogni cellula, lascia per sempre il suo marchio, soprattutto quando il colpevole non viene identificato.
“Di nuovo era riuscito a farlo nell’ombra. Occhi neri che spuntavano come bolle limacciose. I ricordi riaffiorano come i cadaveri in una palude”.
Milano, notte, il ritorno all’orrore. E così, risolvere contro il tempo l’enigma sull’identità del Profeta e dei suoi cavalieri, diventa vitale per salvare Vera, l’unica persona che costituisce il suo legame con il Mondo. La Polizia indaga, ma solo Alexander con il suo lavoro certosino riuscirà a fiutare una pista per stanare, i Cavalieri dell’Apocalisse che hanno a loro volta il compito di far espiare il male agli uomini che hanno peccato.
In “Uccidi il male” di Davide Simon Mazzoli (La Corte editore, 2021, pp. 491, euro 19,90) Varenna con i suoi luoghi suggestivi è la location ideale. I personaggi, sono imperfetti, rispecchiano la loro fragilità maldestramente celata dalle apparenze di cui si adornano. Il linguaggio esprime l’ansia della corsa contro il tempo, dotto e chiaro, estremamente realistico, tanto da riuscire a trasmettere al lettore addirittura il ritmo del battito cardiaco e il suono del respiro ansante di chi ha paura. Il Male è subdolo, bravo a nascondersi ma sempre presente per studiare le sue vittime e poi colpire nettamente le loro fragilità. È qui, presente, vicino, distruttivo. E chissà per quanto altro tempo ancora percorrerà la sua scia di distruzione.
Marisa Padula