“Tutto Shakespeare minuto per minuto” alla rassegna Teatro alla Deriva
Per la tredicesima edizione della rassegna Teatro alla Deriva (il teatro sulla zattera), ideata da Ernesto Colutta e Giovanni Meola, nel suggestivo laghetto delle Terme – Stufe di Nerone (Bacoli-NA), domenica 14 luglio la zattera / palcoscenico ha ospitato Archè Teatro in “Tutto Shakespeare minuto per minuto”.
“Tutto Shakespeare Minuto per Minuto” ambisce (e a modo suo riesce) a condensare l’opera completa di William Shakespeare in un solo, frenetico, atto. Diretto da Andrea Cioffi, che è anche in scena insieme a Mario Cangiano, Sara Guardascione, Davide Mazzella e Simone Mazzella, lo spettacolo è liberamente ispirato al famoso “The Complete Works of W. Shakespeare (abridged version)” di Adam Long, Daniel Singer e Jess Winfield (1987).
Per rappresentare tutte le 37 opere di Shakespeare in un’ora e mezza, attraverso una serie di sketch, parodie e monologhi, ogni opera è ridotta all’osso, spesso condensata in poche battute, cercando di richiamarne l’essenza e, soprattutto, l’umorismo. Talvolta l’ostacolo maggiore a questa impresa sono gli attori stessi… Ogni attore ha un personaggio dai caratteri macchiettistici: l’egocentrico-narcisista, l’ignorante, il presuntuoso, l’esoterico, l’iperpoliticizzato, l’eccentrico. Attraverso questo gioco delle parti, gli attori si prendono gioco anche di sé stessi, di una certa forma di fare teatro stereotipato, in uno spettacolo costruito come “teatro nel teatro”, secondo una matrice molto presente anche nel nostro Bardo. Inoltre sono frequenti i richiami a temi sociali e dell’attualità, oltre che innumerevoli citazioni di film (da “Pulp Fiction”, a “Il Re Leone”, a “Star Wars”), canzoni e altri riferimenti contemporanei (a partire dal titolo, appunto).
La scenografia è semplice: un fondale di stoffa e un baule sono utilizzati dagli attori per rapidissimi cambi di costume, e una sedia a lato per il cantastorie. Abiti e accessori, come parrucche, teste d’asino e gonne indossati sopra i pantaloni, sono essenziali e richiamano la commedia dell’arte. Con un ritmo serrato, ogni opera viene recitata in pochi minuti, senza concedere un attimo di pausa. Alcune sono soltanto elencate per titoli, ma le parodie vere e proprie sono la parte più irresistibile dello spettacolo. La prima è “Romeo e Giulietta”, con uno scambio di ruoli di genere, poiché l’unica donna in scena si oppone ad interpretare il ruolo femminile, e la parte di Giulietta viene passata a Mario. “Otello” è raccontato al suono di un rap pulsante. Seguono “Macbeth”, riproposto come l’innominabile portatore di sciagure, un riassunto frenetico delle commedie rimaste e una buffa rielaborazione dei drammi storici al suono della Fiera dell’Est. Per arrivare al dramma dei drammi: l’“Amleto”, che prende uno spazio più lungo nella rappresentazione, in un misto di grottesco e melodrammatico, dai toni lirici. In alcuni momenti si tocca il tragico, con la giusta dose di profondità, che contrasta maggiormente con il clima comico generale. Infatti, insieme alle numerose gag, anche le azioni violente e truci, tipiche delle opere shakespeariane, sono rese in chiave comica. Numerose volte la quarta parete tra attori e pubblico cade, gli spettatori sono interpellati e coinvolti, anche in questo dimostrando gli attori una grande competenza nei tempi scenici.
Uno spettacolo accessibile a tutti e con diversi livelli di lettura, da godere sia per i più esperti che per i meno ferrati sull’opera di Shakespeare. Assolutamente consigliato.
Brigida Orria