“Tutt’altro che calcio” di Riccardo Balloi – Intervista all’autore
Abbiamo incontrato Riccardo Balloi che ha appena esordito con il suo primo libro “Tutt’altro che calcio”, pubblicato dalla casa editrice Porto Seguro.
Togliamoci insieme a lui qualche curiosità!
Riccardo, questo è un libro che ha delle radici precise e profonde, perché sin da subito ci troviamo a Is Mirrionis,un quartiere di Cagliari. La Sardegna è la tua terra, quanto ti ci senti legato e perché hai ambientato il tuo romanzo proprio qui, pur avendo vissuto durante la tua vita anche in altre regioni?
Il fatto che questo romanzo sia ambientato a Cagliari potrebbe essere definito “un caso”. Ho vissuto l’adolescenza in Umbria, ho passato tante estati nella costa oristanese e in quella ogliastrina, ho passato tanto tempo – non parlo di un week end o delle ferie, per intenderci – fuori dalla mia città natia, e ho scritto racconti ambientati in ognuno dei posti che mi hanno colpito, che ho nel cuore. Il caso sta nel fatto che la Porto Seguro abbia scelto “Tutt’altro che calcio”, per il mio esordio.
Potrei stare tutto il giorno a disquisire del mio legame con la mia isola, di come io viva il mio sentimento viscerale, e se vogliamo, malato, dell’essere isolano. Credo comunque che questi pochi aggettivi rendano più o meno l’idea. Poi, la decisione di ambientarlo in un quartiere popolare, con le sue particolarità e col suo provincialismo, non è altro che una conseguenza della mia curiosità. Dove ci sono persone, personaggi e bizzarrie, ecco che si sofferma il mio interesse.
Una scrittura chiara e lineare, senza giri di parole e con descrizioni accurate e dettagliate. Da quanto tempo scrivi e cosa è per te la scrittura?
Scrivo da sempre. Ciò che non so fare, lo scrivo. Davanti a un foglio di carta, la mia timidezza e le mie inibizioni spariscono. Smetto di aver paura di mostrare le mie debolezze e i miei limiti. La scrittura, in sostanza, è una parte di me che cerco maldestramente di nascondere, ma chi mi legge, quasi sempre, non ha fatica a riconoscermi.
Tra le pagine non manca la presenza del “sardo”. Inutile domandartene il valore ma volevo chiederti se è determinante, in un libro come questo, l’impronta dialettale?
Diciamo che di lingua sarda, o di dialetto, in “Tutt’altro che calcio” c’è poco. La lingua sarda e le tradizioni, tutti le conoscono, o per lo meno tutti sanno che esistono. Ritengo che metterle in un libro come il mio avrebbe potuto significare appesantirlo. Piuttosto, sul piano del linguaggio, ho voluto raccontare Cagliari nei suoi modi di dire e di fare, nelle espressioni gergali, nelle sardizzazioni della lingua italiana. Nella velocità di espressione che solo l’essere volgari può raggiungere.
Giulio, il protagonista, e… il calcio. Cosa rappresenta questo sport nella tua vita?
Il calcio giocato, la Champions League, i giocatori che simulano, oramai è raro che mi appassionino; ma se passo davanti a un campo in terra e c’è una partita, non posso fare a meno di fermarmi. Tra il professionismo seguo solo il Cagliari allo stadio, praticamente. Il calcio fu uno sport popolare, e come tale, è pregno di ricordi e di memoria. Il mio libro è un veicolo per immortalarli, e per rimarcare che le passioni antiche e innate, non potranno mai essere sradicate.
I personaggi che menzioni sono stati costruiti legati a ricordi d’infanzia e adolescenza, legati al presente o sono pura fantasia?
I miei principali personaggi portano il nome di parenti, amici e della mia fidanzata. I loro caratteri sono costruiti come dentro una grande officina di motociclette, in cui un apprendista, in una serata tranquilla in assenza del principale, si è divertito a smontarne dieci, poi ha mischiato i componenti e le ha rimontate alla rinfusa. Ovviamente facendo avanzare dei pezzi, che – facendo un parallelismo – nelle mie pagine hanno personificato le assurdità più paradossali. Ma d’altronde, senza stranezze, assurdità, fatti che lasciano senza parole, la letteratura non esisterebbe, perché non esisterebbero le persone.
Progetti per il futuro?
Ho quattro romanzi e decine di racconti, per il futuro lavorerò per conseguire altre piccole – per me enormi – soddisfazioni, come quelle che sto avendo per questo libro.
Marianna Zito