“Tu eri lì”, l’album di esordio di Sambiglion – L’intervista
È uscito sabato 28 novembre su tutte le piattaforme digitali “Tu eri lì”, l’album di esordio del cantautore Ruben Caparrotta, in arte Sambiglion, distribuito da La Stanza Nascosta Records, anticipato dal singolo Lunatica, dal 14 novembre in radio e su tutti i digital-stores, accompagnato dal videoclip ufficiale realizzato da Teaseng. Lo abbiamo intervistato per andare più a fondo di questo bel disco.
“Tu eri lì” è un lavoro che sembra racchiudere al suo interno traccia dei grandi cantautori italiani, da Fabrizio De André a Rino Gaetano o Paolo Conte. Fino a che punto ti senti influenzato da loro o pensi che siano delle basi diciamo innate per i cantautori contemporanei, quasi un passaggio obbligatorio? E quanto c’è nei tuoi lavori delle chansonniers francesi e chi in particolare?
Inizio col dire che sono proprio i grandi cantautori quelli coi quali faccio il confronto! Per arrivare ad ottanta punto a cento; sicuramente l’influenza di Battiato, Gaetano, Capossela, Jannacci c’è, però non ho mai voluto scimmiottare nessuno. Quando ho l’intuizione di un brano normalmente lo scrivo di getto e in quel momento non ho troppo tempo per decidere a chi ispirarmi, quindi quello che esce fuori è quello che negli anni sono riuscito a interiorizzare! Per esempio “Mastro Misciu” non nego che ricorda le composizioni di Guccini o De Andrè, ma non mi sono rifatto a loro sfacciatamente e lo stesso è per i francesi; Edith Piaf ce l’ho dentro, probabilmente non così accentuata come Battiato, ma qualche strofa può prendere il suo colore! Io penso che non esistano passaggi obbligatori nella musica, penso che la musica debba aiutare ad aprire la mente ed emozionare, questa secondo me è la buona base da cui partire! “Sally” di Vasco Rossi è una buona base.
Ritroviamo anche i temi cari a questo tipo di componimenti, quali le satire sociali, le problematiche che colpiscono la società in correlazione alla realtà politica, sitazioni vive ancora oggi. Cosa pensi sia cambiato rispetto a 30/50 anni fa. Che legame o differenza c’è tra ciò che è stato già cantato e ciò che ti ritrovi a cantare oggi?
Penso che la politica, come all’epoca, continui a sbagliare, le discriminazioni e le differenze sociali esistono ancora, i giochi di potere non sono superati; non vedo una volontà politica di migliorare il mondo, i missili si fabbricano continuamente e i bambini continuano a morire di fame, si disboscano foreste e si seminano OGM per gli allevamenti intensivi. A parte l’evoluzione scientifica non percepisco molti cambiamenti a livello sociale. Vedo però tante singole persone che cercano la loro spiritualità al di fuori di una religione, che cercano di riconnettersi con Gesù, non con il Cristianesimo, gente che legge testi come La Luce sul Sentiero ma non è Buddhista. Il ritrovare se stessi sta diventando una priorità e Battiato, in questo, è stato precursore. Io vado in quella via.
L’album è preceduto da singolo Lunatica “una ballata rock dagli echi gaetaniani” a ritmo di batteria e con sfumature blues, in cui si discorre tra fiction e realtà, trasportandoci in una realtà cinematografica presente e passato, senza tralasciare eventi di cronaca drammatici e un legame con una donna. Con che idea nasce questo singolo? Cosa lega tutti questi elementi?
L’idea o intuizione, come mi piace chiamare i miei brani, nasce dalla frase “i tuoi occhi mi hanno baciato”. Questa è una sensazione e un’emozione che ho provato non solo una volta nella vita fortunatamente, ma quella volta l’ho afferrata; ho scritto non solo quello che accadeva intorno a me ma anche quello che i media raccontavano. Mi piaceva l’idea di mettere a confronto l’amore giusto e l’amore sbagliato e far riflettere l’ascoltatore sull’interpretazione della parola Amore. Poi col tempo, con le mie ricerche e letture, ho scoperto che “i tuoi occhi mi hanno baciato” è la sensazione che si può cogliere quando in questa incarnazione si ritrova uno spirito col quale abbiamo avuto a che fare in un’incarnazione precedente; da questo l’idea del videoclip nel quale una troupe mette in scena una sua esistenza precedente con ruoli ribaltati, e la trama della messa in scena racconta di una persona che condiziona l’umore del protagonista in un modo che potremmo definire telepatico.
Correggimi se sbaglio. L’Etrusco, Ritmo di vita, Troppo spesso, Usa… sono le più vicine a Rino Gaetano: raccontano la vita, le giornate e i rapporti sociali e allo stesso tempo fanno notare i giochi di potere, i più forti che sovrastano più deboli “…togliendosi di torno insetti e concorrenza”; mentre Tu eri lì, Mastro Misciù raccontano i diversi e gli emarginati, i poveri “i morti prematuri e non per malattia” sempre in base alle direttive delle regole sociali; infine La più bella è una sorta di nenia che richiama le alchimie spirituali.
“L’Etrusco” parla del crollo della Banca Etruria, mi sono autocensurato usando simboli e nomi in codice. Comunque a grandi linee non sbagli. Vorrei invitare l’ascoltatore a leggere i miei testi più in profondità di come appaiono, per esempio “La Più Bella“, come hai ricordato, richiama La Grande Opera, il raffinare il nostro spirito grezzo per trasmutarlo in luce.
Quale è il testo per te più caro e perché?
Domanda difficilissima, è come chiedere qual è il tuo figlio preferito! Mi piacerebbe dire: quello che ancora devo scrivere!
Disegni tu le tue meravigliose copertine. Il disegno è un’altra vocazione di Sambiglion?
Con tutta sincerità e umiltà, non disegno molto bene! Futurboba, al secolo Luca Borchio, artista, nonché grande amico, ha disegnato inconsapevolmente e di getto la copertina dell’album dopo aver ascoltato una primissima “Tu Eri Lì“ ancora chitarra e voce!
Progetti per il futuro?
Vorrei suonare in giro, svuotarmi di questi brani per poter dare spazio ad altre intuizioni! Anche se in cantiere le basi per un altro progetto ci sarebbero!
Marianna Zito
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