“Tsunami” – Il romanzo postumo di Stefano D’Orazio
Ci sono uomini che riescono a lasciare un’eredità, ed è ancora più straordinario quando questa eredità appartiene a tutti, diventando universale. Oltre al grande lascito nella musica italiana, come batterista, autori dei testi e manager dei Pooh, Stefano D’Orazio a pochi mesi dalla sua assenza si riavvicina a noi con il suo romanzo “Tsunami”, pubblicato postumo dalla casa editrice La Corte e grazie alla volontà di sua moglie Tiziana Giardoni.
Il messaggio di D’Orazio con questo libro è importante e racchiude in sé la forza di una seconda possibilità, una ripartenza in salita che, paradossalmente prende vita davanti a una “sconfitta”, la fine forzata di un lavoro per lasciare posto e spazio ai più giovani e alla loro capacità di vivere la tecnologia.
“Sarà, ma intanto questi ragazzini ci stanno facendo il mazzo! Sono nati con gli smartphone in mano e sono cresciuti a pane e social. Come possiamo davvero competere con loro?”.
Quindi un argomento molto attuale, che prende sempre più piede nella nostra quotidianità. Ma ciò non abbatte il protagonista Walter, che da questa “fine” riesce a trarre un nuovo inizio che lo allontanerà dalla sua città, dalla sua famiglia spezzettata, dalla sua amante e dal caro amico Marco, per dirigersi altrove, dal lato opposto del mondo, verso un paradiso: la Polinesia. Sarà qui che si troverà alle prese con un nuovo amore, la sua francesina, fino a quello tsunami che – grazie o a causa della sua grande passione per le barche – lo metterà alle strette con se stesso, le sue paure e gli errori del passato. Con lui solo un piccolo e fortuito amico dal pelo rosso.
“Per quanto fosse assurda quella situazione, in fondo iniziava a sentirsi felice: cucinare e pescare non erano più un problema, il gatto tornava a rapporto ogni volta che si sentiva chiamare e tutte le sere si accovacciavano insieme, pronti a chiudere la loro giornata cullati dalla nenia delle onde”.
Stefano D’Orazio ci lascia una scrittura accattivante e scorrevole, che scava nei meandri di quella solitudine che solo la natura con le sue meraviglie e i suoi colori può accogliere e cullare con benevolenza. Pensieri paure e timori parlano come voce interiore, attraversando i pericoli di un’isola sperduta, fino allo spiraglio che ricondurrà di nuovo verso la vita.
Marianna Zito