“Tre vivi, tre morti”: il secondo romanzo di Ruska Jorjoliani
“Tutto succede e nulla si ricorda”. Si apre con questo verso tratto da una poesia di Borges il secondo romanzo di Ruska Jorjoliani “Tre vivi, tre morti” (Voland, marzo 2020, pp. 200, euro 16). Ma forse è l’esatto opposto di quanto succede ai protagonisti del romanzo, che ricordano tutto e tanto, al punto da spezzare la storia per inseguire un ricordo. Ci troviamo nella Firenze di fine anni ’50. Aurora e Modesto sono sposati, sono entrambi insegnanti, un amante a testa: l’attrice Clio per Modesto, Luciano dal brutto profilo destro per Aurora. Una vita di coppia fatta di routine, di abitudini e di una conoscenza profonda, dettata dal tempo, che ti fa prevedere chi dirà cosa, quando e come. Fino a che Modesto non riceve una lettera anonima.
Eccola la storia che si spezza, il ricordo che viene inseguito.
Ci ritroviamo allora alla fine degli anni ’40, ma un po’ anche anni ’30, per conoscere Guerino, suo padre e suo zio Nelson, Dalmazio e Don Sebastiano. Per ripercorrere un’epoca storica in cui chi sceglie di stare da una parte o dall’altra lo fa un po’ per potere, un po’ per convinzione e un po’ per fascinazione.
È un intermezzo che ci serve a mettere insieme i pezzi per poi tornare di nuovo alla fine degli anni ’50, prima in giro qua e là per l’Italia e infine ancora a Firenze, dove il cerchio si chiude con Aurora e Modesto davanti a una tv, dopo che Modesto ha messo un po’ da parte quella sua filosofia di vita fatta di “scansare” e Aurora comincia a cercare le ragioni dentro e non fuori, anche se “a volte sembra così tremendamente necessario che le cose non dipendano da noi”.
Ruska ha una scrittura veloce, vivace, con punte di ironia che sanno rendere simpatici, a tratti grotteschi, personaggi dalla moralità non certo ineccepibile. Ma soprattutto, la sua è una scrittura “reale”, con uno sguardo sempre attento sul mondo circostante che non smette di raccontarci nemmeno quando la scena è concentrata su un determinato personaggio. Ci dà così l’idea della vita che scorre, nonostante e a causa delle nostre singole azioni, anche le piccole: “Ora so che qualcosa si forma quando si raccolgono in un luogo anche cose minime (…) e che da cose minime possono nascere col tempo dei cambiamenti imprevisti che alterano cose che sembravano grandi grandi”.
Laura Franchi