“Tre modi per non morire”: Toni Servillo all’Arena del Sole di Bologna

Dal 10 al 14 gennaio all’Arena del Sole di Bologna è andato in scena Toni Servillo che ci ha tenuti incollati alla sedia, a partire dal testo composto dallo scrittore napoletano Giuseppe Montesano. Il teatro spoglio, un leggio, un microfono e Toni Servillo, vestito di nero, con la sua voce e le sue espressioni, ci porta a spasso tra Charles Baudelaire, Dante Alighieri, Platone e altri classici greci.
Cosa hanno da dirci oggi questi autori? Loro, che hanno vissuto una vita così diversa dalla nostra? Che ne sanno di quello che è importante oggi, di quello che conta per noi, che ci siamo così evoluti e abbiamo raggiunto traguardi impensabili? Ebbene hanno da dirci molto, moltissimo. Ci ricordano che è una lunga e buia notte quando “l’Immaginazione, la regina che ha creato il mondo e ora lo deve governare, è imprigionata nella Noia” e si può (e si deve) liberarla con la poesia, si può usare la bellezza come arma con l’ingiustizia, come ci racconta il testo di Montesano “Monsieur Baudelaire, quando finirà la notte?”.
E ancora riecheggia il loro ammonimento dantesco “fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”, non possiamo spegnere il nostro pensiero, mai e poi mai, anche se questo mondo sembra a tratti condurci proprio in questa direzione, verso la quiete mentale, in questo spazio che ha perso tutta la sua vitalità…. Un tempo, nell’antica Grecia, il teatro era uno spazio sacro, era un luogo di scambio, dove gli attori erano insieme e vicino agli spettatori, dove veniva raccontato l’indicibile, quello che la mente stessa non poteva accettare (violenza bruta, terribili vendette, incesti, abusi…). Ah questi greci, gente strana… eppure proprio così si permetteva di esorcizzare quei mostri che abitano la nostra mente, permettere questa catarsi (aristotelica) che attraverso queste rappresentazioni consentiva l’immedesimarsi in quei sentimenti e la conseguente liberazione degli animi. E ne beneficiavano tutti, dal più umile popolano al più nobile degli spettatori, e la società diventava un posto migliore in cui vivere. “Quando abbiamo perso tutto questo? Quando abbiamo smesso? Quando è successo?”. Mi porto questo interrogativo anche oggi, mentre osservo le persone che mi circondano, indaffarate, piene di pensieri, che corrono al lavoro, che quasi non si accorgono degli altri intorno a loro, come fossi in una città di fantasmi.
E allora grazie Toni Servillo, ci volevano le tue parole, a ricordarci che siamo ancora in quella caverna di cui Platone ci ha parlato quasi 2500 anni fa, a guardare solo la proiezione delle ombre e non la vita vera… la bella notizia è che possiamo ancora uscire, in ogni momento, guardare in faccia la realtà e affrontarla per poter tornare a vivere… per non morire.