“Transmettere”, conferenza ed esibizioni a tematica LGBT al Teatro Sociale di Como
Il Teatro Sociale è forse uno dei luoghi più ricchi di tradizione della città di Como, tuttavia si mantiene ben saldo nella società della nostra epoca proponendo temi di attualità e dialogando attivamente con la popolazione, ed in particolare le nuove generazioni. In vista di una singolare Traviata, che proporrà nei panni di Violetta un’attrice transgender, il teatro ha voluto incontrare i giovanissimi ragazzi di Como Pride, studenti universitari o teenager che a giugno hanno organizzato il Gay Pride di Como dal basso, senza appoggiarsi ad alcuno sponsor, con un’energia e una spontaneità ammirevole e contagiosa.
Come il monologo Gatto nero di Edgar Allan Poe che è stato proposto ad Halloween, lo spettacolo si è tenuto sul palcoscenico dell’elegante teatro all’italiana, con la platea alle spalle dei protagonisti della serata. Si tratta di una soluzione innovativa, che consente al pubblico di osservare gli spazi del Teatro Sociale da un punto di vista solitamente riservato agli attori. Un drink omaggio veniva inoltre offerto agli ospiti sul palcoscenico presso un piccolo bar mobile, per consentire l’incontro e lo scambio tra i presenti.
La serata è stata aperta da una conferenza di tre ragazzi transgender, che hanno affrontato in modo personale, autentico e genuino il pubblico raccontando la propria condizione. Pur trattandosi di persone molto giovani e poco esperte di conferenze in pubblico, il trio ha affrontato la situazione con allegria, entusiasmo e divertimento, ma anche con dignità, impegno e passione, rivelando i retroscena del panorama transgender comasco: i tre ragazzi non si sentono rappresentati e considerati dalla città di Como, non sono integrati e rispettati dalle autorità scolastiche, e non osano nemmeno immaginare come potranno sentirsi al lavoro, non hanno spazi in cui esprimersi e sentirsi al sicuro, inoltre rischiano quotidianamente situazioni di discriminazione e violenza. Nonostante ciò, affrontano la vita con la stessa spensieratezza e le medesime speranze dei loro coetanei, anzi, manifestando forse una consapevolezza, un’introspezione, un’accettazione e una maturità maggiore rispetto alla media. Al termine della conferenza si è tenuto un breve dibattito, cui il pubblico ha partecipato con trasporto, coinvolgendo in particolare un’avvocatessa e l’associazione AGEDO.
Successivamente si è tenuto uno spettacolo di Drag Queen e Burlesque, all’insegna di una seduzione elegante, spiritosa, creativa e controcorrente, che valorizzasse la varietà dei corpi e della personalità. Le Drag Queen, un ragazzo, una ragazza e una persona non binaria, hanno indagato il linguaggio della femminilità autentica e non compromessa dalla società patriarcale. La Drag Dislexia, al termine dell’esibizione, ci ha spiegato di aver scelto un abbigliamento più elegante ed elaborato rispetto al Gay Pride per adeguarsi al contesto del teatro. Tale scelta non ha tuttavia compromesso la trasgressiva vitalità delle interpreti.
Le artiste di burlesque erano tutte ragazze seducenti e raffinate; il loro spogliarello è stato soltanto parziale e si è svolto all’insegna della raffinatezza, del gioco e della complessa arte della comunicazione non verbale, in quanto la loro arte è articolata e assolutamente lontana da ogni volgarità. Queste ragazze ci hanno trasmesso un insegnamento profondo ed importante: per essere belle e sensuali non è necessario essere conformi ai modelli proposti dalla società, infatti alcune di loro erano grasse, cellulitiche o si sono definite “milf”, in quanto non erano più giovanissime.
L’evento è stato una singolare occasione per conoscere una realtà che nella provinciale città di Como è emersa solo recentemente da una gioventù ricca di iniziativa, creatività e desiderosa di far sentire la propria voce lottando e divertendosi con uno spirito di cittadinanza che difficilmente viene riconosciuto tra le nuove generazioni. Il Teatro Sociale ha inoltre dimostrato di saper creare sinergie con realtà apparentemente molto distanti dall’arte performativa, eppure unite dalla medesima necessità di trasmettere un messaggio e di voler rendere la città di Como un luogo inclusivo e rispettoso di tutti i suoi cittadini, nessuno escluso.
Valeria Vite