TRAGODIA – Un amore lungo un sogno al Teatro Elicantropo di Napoli
“ perché tu puoi diventare tutto quello che ti pare” Marta sui tubi
“l’illusione è tutto nella vita” Vinicio Capossela
Questa volta voglio iniziare dalla fine. Dal risveglio, lasciando che le suggestioni del sogno mi accompagnino in una fredda mattina di lunga coda alla posta, che tanto ho il mio numeretto. Esco dal teatro con un sorriso scemo in faccia. Ho assistito alla messa in scena dell’amore, quello impossibile verso una capra e quello possibile, a cui tutti almeno una volta nella vita dovremmo aspirare, verso le proprie passioni, in questo caso verso il teatro. TRAGODIA – IL CANTO DEL CAPRO con la regia di Ettore Nigro è un canto d’amore spassionato, quello di un uomo, un attore che si fa in quattro, anzi in sette per raccontarci un sogno. Guglielmo Belati è il protagonista, una persona in fila alla posta, un elefante silenzioso, una civetta innamorata e un maiale saggio. Non manca più nessuno? Solo una capra , quella capra oggetto del desiderio e dell’amore del nostro protagonista.
Fuori dal Teatro Elicantropo mi ritrovo per strada a canticchiare “L’ammore ‘o vero” e a scendere una scala a chiocciola immaginaria come un uomo che nel suo cognome ha scritto il suo destino. E se tutti ti guardano mentre scendi un’ipotetica scala a chiocciola immaginaria non ti preoccupare, perché la magia del teatro è dentro di te e tu puoi diventare tutto quello che ti pare, anche una capra.
Seduto su una panchina con in mano una scatola di cioccolatini, voglio raccontarvi anche io la storia di Guglielmo, prendendo bigliettini a caso. Gusto erbe alpine: parliamo di un fiore arancione con gocce di colore blu pescato tra tanti fiori che un innamorato va raccogliendo per la sua amata. Il sogno è dietro l’angolo e ogni secondo è buono per cambiar rotta e quando l’amore , quello ‘o vero, lo incontri occhi negli occhi , che sia una capra o la tua ragazza di sempre, non c’è niente che ti può fermare, nemmeno un anello comprato, nemmeno il volere dei genitori . Gusto big babol: come gli elefanti rosa, una lunga marcia in girotondo scendendo sempre più giù alla ricerca dell’amore perduto o ritrovato chissà dove in un inferno inventato, sul ciglio di una strada o tra le casette di un paesino che non c’è. Gusto noccioline e burro di arachidi: perché un maiale può essere il nostro migliore amico e solo un grande attore può farci credere di essere uno e trino allo stesso tempo. Gusto girella: come la liquirizia che da bambini srotolavamo fino a creare una strada che dalle nostre labbra attraverso le nostre mani portava chissà dove, una strada come quella che porta il nostro attore, per amore trasformato in capra con pochi piccoli trucchi e tanta passione per il teatro, al macello e noi con lui fino a risvegliarci nel sogno di qualcun’altro. Gusto menta dell’Alaska: per il piacere di viaggiare e la voglia di scoperta, come Gugliemo che per per passione lascia tutto alla ricerca delle tradizioni, degli usi e costumi del mondo delle capre, ricordandoci che per amore possiamo e dovremmo fare pazzie perché tutti siamo stati almeno una volta nella vita innamorati di una capra, solo che non ce lo ricordiamo. Gusto punch al rum: ricorda i braccialetti rossi perché l’illusione è tutto nella vita e con un saltimbanco come Emanuele D’Errico a tenerci per mano possiamo essere tutto e dimenticare chi siamo lasciandoci andare per una volta al sogno di una capra.
Addormentarci su una scala a chiocciola, cogliere il nostro fiore d’amore e perderci in un labirinto popolato di personaggi bizzarri che sanno però che al potere della fantasia non c’è mai fine.
Antonio Conte