“Tornado” è il nuovo disco di Charlie Risso – La recensione
Oggi 1 dicembre esce per l’etichetta Incadenza “Tornado”, il secondo disco di Charlie Risso, artista ligure, a quattro anni di distanza dall’esordio con il precedente “Ruins of memories”. Anticipato dai singoli “Dark” e “Tornado”, con videoclips diretti da Marco Pellegrino, il nuovo lavoro in studio comprende otto nuove tracce in lingua inglese prodotte da Mattia Cominotto e arrangiate da Tristan Martinelli. L’artwork della copertina è stato realizzato appositamente dall’artista Jemma Powell.
Otto brani inediti dalle atmosfere spesso soffuse, anche se non mancano momenti più decisi e arrangiamenti più ritmati; un disco che immerge in un’altra dimensione, in cui la voce eterea di Charlie Risso si amalgama con la musica e completando il mood di ogni brano. Andiamo nel dettaglio.
“Dark” inizia il viaggio sonoro con un battito, che è il giro di basso, che ammalia da subito in un’atmosfera intima e avvolgente arricchita poi dagli archi e rende l’oscurità già resa nota dal titolo del brano, che invoca “help me, I’m falling without any warning” (aiutami, cado senza preavviso) e il ritorno della luce.
“Lord of misrule” continua l’atmosfera intima e soffusa, in stile vagamente western con l’arpeggio di chitarra, a cui si aggiunge un ritmo molto pacato, fiati e archi, che a tratti, sullo sfondo sembrano quasi entrare in dissonanza (il misrule del titolo?). Il testo si snoda in immagini crude che però non mancano di una speranza: “the dawn will shine again” (l’alba splenderà ancora).
“Tornado” è il brano più bello del disco, malinconico, intenso, di grande impatto emotivo, specialmente nell’apertura del ritornello, il testo racconta l’avvicinarsi di un tornado e della sua potenza, in cui, per fortuna si può trovare riparo tra braccia di chi si ama: “and now there’s nothing left to say, while I’m healing in your embrace, ooh now there’s nothing left to lose, while I am bound from here as you are, too” (e ora non c’è più niente da dire mentre sto guarendo nel tuo abbraccio, ora non c’è niente da perdere mentre sono legata da qui come te).
“It makes me wonder” dà uno stacco dai precedenti brani con il suo ritmo veloce e influenze rock, mantenendo la sonorità cupa e misteriosa; il testo struggente, esprime la necessità di rompere con il passato anche se non ci sono più i sogni: “the dreams are gone, so you may fly away, you may just cry and pray while I’m back to ages” (i sogni sono andati via, così puoi volare via, puoi solo piangere e pregare mentre torno indietro).
“Nothing at all” è un lento raccolto, in cui la voce è cullata dall’arpeggio della chitarra e dal tappeto di tastiera e pianoforte. La melodia è emozionante e il testo si incentra su ricordi di una storia finita che ora non provoca più nessuna reazione: “Still I can’t recall the last time you called, but I don’t care ‘cause I’m moving on, you wonder what is going on, I felt nothing at all” (non ricordo ancora l’ultima volta che hai chiamato, ma non mi importa perché sto andando oltre, ti chiedi cosa stia succedendo, non ho sentito nulla).
“Hollow town” un arpeggio di chitarra detta il ritmo e la sonorità folk-western evocando alla perfezione il titolo, dai suoni cupi arricchito dagli archi, in linea con le immagini, che ben descrivono una situazione sofferta, ma che prima o poi finirà. La melodia come una nenia si insinua nella memoria: “we shall take the despair of it, soon it’ll be over and soon it’ll be right” (prenderemo la disperazione, presto sarà finita e andrà bene).
“Crossroads” è un brano fluido con una melodia che avvince subito, la voce è rigorosa nelle stofe, per poi lasciarsi andare più fluida nel ritornello. Una canzone a suo modo d’amore: “when I kiss your lips when I say goodbye, when you hold me close the time flies by and I won’t let you down, down the line” (quando bacio le tue labbra, quando dico addio, quando mi stringi il tempo vola e non ti deluderò).
“We’re even” è un lento suggestivo che nasconde nel sottofondo la chitarra elettrica distorta e i fiati, brano evocativo che parla di una relazione che nonostante le discrepanze mantiene un legame forte: “we are even and I take the blame, we are even and it’s not the same” (siamo pari e mi prendo la colpa, siamo pari e non è la stessa cosa).
Roberta Usardi
www.facebook.com/charlie.carlotta.risso
www.instagram.com/charlie_risso/