Torna il noir sul palco del Carignano con “Arsenico e vecchi merletti”
La celebre commedia americana intessuta di black humor “Arsenico e vecchi merletti”, sul palcoscenico del Teatro Carignano di Torino dal 2 al 7 novembre, ha visto sul palcoscenico due delle più grandi interpreti italiane viventi, Anna Maria Guarnieri e Rosalina Neri nei panni delle zie Marta e Abby Brewster. La commedia noir del drammaturgo americano Joseph Kesselring vede la traduzione di Masolino d’Amico e la regia di Geppy Gleijeses, che nel 1992 andò in scena nei panni di Mortimer, nella prima regia teatrale di Mario Monicelli. La fortunata pièce americana scritta nel 1939 e rimasta in scena a Broadway tra il 1941 e il 1944, venne trasposta nel film diretto da Frank Capra e con l’interpretazione di Cary Grant nel 1944. Una lunga e frequentata storia circonda questa commedia che ancora oggi non smette di piacere al pubblico, in particolare a quello del Teatro Stabile di Torino, che nella serata di mercoledì 3 ha elogiato i suoi interpreti con scroscianti applausi e sostenute risate. La regia, forse un omaggio a Monicelli, conserva la carica eversiva originale.
Accanto all’amatissima Guarnieri che ha nel curriculum un lungo lavoro con il Teatro Stabile di Torino, c’è la “Marilyn italiana” scoperta da Strehler, Rosalina Neri, a sostituire per questa stagione Giulia Lazzarini. Sul palco sono accompagnate da Maria Alberta Navello (Giulia Stone), Leandro Amato (Teddy Brewster), Totò Onnis (Mortimer Brewster) e Luigi Tabita (Jonathan Brewster), Tarcisio Branca (Dottor Einstein), Bruno Crucitti (Reverendo Stone/Sig. Spooner), Francesco Guzzo (Signor Johnson/Tenente Rooney), Daniele Biagini (Agente Mulligan) e Lorenzo Venturini (Agente Brophy).
È la storia di due anziane sorelle che tentano di “aiutare” coloro che reputano infelici, che non hanno una famiglia ad attenderli a casa. Il loro è un aiuto “filantropico” alla Nera Mietitrice e avvelenano le loro vittime, o meglio i loro prescelti attentamente selezionati, con un cocktail di veleno nascosto nel rosolio. Il ruolo del “becchino” è ricoperto dal nipote, Teddy Brewster, che è convinto di essere Theodore Roosevelt e che seppellisce i malcapitati in cantina. Le due ziette misericordiose che liberano gli uomini soli e vedovi aprono lo sguardo a una commedia sinceramente ironica, con tratti noir. Due vecchiette simili ma dalle caratteristiche profondamente diverse che alludono nei gesti alle proprie sfumature, a battute paradossali e a colpi di scena inaspettati. La scenografia di Franco Velchi costruisce la scena all’interno di una casa della piccola borghesia americana, che nasconde in cantina cadaveri accatastati dalla follia omicida seriale (e “filantropica”) delle zie e che è anche luogo di lavoro di medici senza laurea, chirurghi plastici alla Frankenstein. Una casa fatta di tavolini con tovaglie di pizzo e cassapanche nascondi-morti.
Anche i costumi di Chiara Donato si conformano all’ambientazione spazio-temporale e sociale. I doppi-sensi e gli equivoci sanno scatenare il riso all’improvviso. Il ritmo è incalzante, con tempi comici serrati, fatto di continue entrate e uscite in scena che non lo rendono mai statico, accompagnato dalle musiche di Matteo d’Amico e dalle luci di Luigi Ascione.
Giulia Basso