TODI IS A SMALL TOWN IN THE CENTRE OF ITALY al Teatro Caio Melisso di Spoleto
Caroline Baglioni, Michele Balducci, Elisa Gabrielli, Stella Piccioni e Ludovico Rohl sono gli umbri della Compagnia dei Giovani del Teatro Stabile che hanno portato in scena lo spettacolo Todi is a small town in the centre of Italy, dall’8 al 10 gennaio al Teatro Caio Melisso di Spoleto.
I cinque personaggi tuderti, che hanno il vero nome degli interpreti e condividono con loro lo stesso background culturale di provincia, ci mostrano come si vive a Todi, la cittadina che l’architetto Richard Levine definisce come la più abitabile della terra.
Dietro una scenografia minimale i quattro attori in piedi sotto i riflettori, raccontano la loro routine fatta di incontri su facebook, fidanzamenti non rivelati e vuoto chiacchiericcio pianificando i loro spostamenti tramite messaggi vocali diWhatsapp, dalle scalette del teatro comunale alla gelateria Pianegiani al pub Olandese Volante.
Mentre i protagonisti sono al buio con la faccia contro il muro, vengono proiettate le videointerviste di reali tuderti riguardanti alcune tematiche come la diversità, lo scandalo e la vita di provincia. Un quinto attore, il documentarista – l’intervistatore esterno – raccorda questi due mondi, quello della finzione scenica e quello della “realtà” delle videointerviste attraverso un’osservazione partecipante, studiando e annotando le caratteristiche della città e dei suoi abitanti.
Scritto e diretto da Liv Ferracchiati che nasce e vive e Todi fino ai 25 anni, Todi is a small town in the centre of Italy è la rielaborazione di un documentario in forma teatrale dalla forte valenza autobiografica. Nello scrivere la drammaturgiaLiv Ferracchiati ha cercato di ricostruire la parlata dialettale ambientando le scene nei luoghi reali della città. Lo spettacolo rappresenta, come la stessa regista afferma, “un’indagine sulla provincia italiana, sui limiti che il controllo sociale pone alle libertà individuali”. È “il racconto di una lacerazione tra l’attaccamento primordiale verso la propria terra e la necessità di emanciparsene per livore accumulato.”
Le domande dell’intervistatore “forestiero” fanno emergere questo conflitto, viene a galla il peso della privazione dei propri desideri e della propria libertà, un peso che si accanisce in maniera particolare sul “diverso”.
Cosa si può fare a Todi?
“Si può fare tutto; occorre fregarsene di avere gli occhi della gente puntati addosso, della gente che non si fa i cazzi suoi. Si può fare tutto, basta avere coraggio.”
Michela Bruschini