“Tinissima” – Elena Poniatowska ricostruisce la vita di Tina Modotti
“…sul gioiello del tuo corpo addormentato/ancora protende la penna e l’anima insanguinata/come se tu potessi, sorella, risollevarti/e sorridere sopra il fango.” – Pablo Neruda
Una donna dalle mille sfaccettature, dalla cui vita confluiscono altre vite, perché Tina Modotti – nata a Udine nel 1896, per poi spostarsi in Austria, negli Stati Uniti e poi in Messico – fu modella, attrice, moglie, amante, fotografa di indagine e denuncia sociale, militante comunista messicana, fino a essere accusata ingiustamente e arrestata come terrorista, spia e assassina, e ancora fino ad abbandonare Tina per diventare Maria e immergersi nella guerra civile spagnola, dove conoscerà Robert Capa, Gerda Taro, Hemingway, Antonio Machado e tutti i difensori della democrazia. Quarantasei anni di vita, troppo pochi e troppo intensi, che Elena Poniatowska, scrittrice e giornalista messicana, racconta nel suo romanzo biografico, scritto dopo anni di scrupolose e intense ricerche e interviste, dal titolo “Tinissima” (pp. 616, euro 21) pubblicato per la prima volta in Italia in versione integrale da Nova Delphi, nella traduzione di Francesca Casafina.
“Tina ricorda che la madre la chiamava Tinissima”
La storia della Poniatowska non comincia dall’inizio, bensì da una fine nella vita di Tina, una delle tante: la morte del cubano Julio Antonio Mella, compagno politico e grande amore (a riguardo, è stato pubblicato il 10 gennaio di quest’anno, sul sito dell’Ambasciata di Cuba in Italia, un testo inedito sulla morte di Mella, scritto da Tina Modotti). Era il 10 gennaio del 1929 e lui è lì, con la schiena appoggiata a un muro di Città del Messico, mentre lei lo tocca e gli parla, morendo un po’ con lui. Una pistola puntata contro: un proiettile nella schiena e l’altro nel gomito che lo uccidono a soli 24 anni, “c’entra Pepe Magriñat (…), muoio per la Rivoluzione”, sono le sue ultime parole. La stampa messicana dedicherà un’eccessiva attenzione alla sua relazione e alla sua intimità con Mella, per poter parlare con facilità di delitto passionale e accusarla di aver ucciso l’uomo che amava.
“… Tina appoggiata alla parete di mosaico bianco, la Graflex in mano, mortalmente stanca. Non piange più. Trema.”
Cominciano così per Tina una serie di estenuanti interrogatori che si mescolano ai suoi ricordi di infanzia. Militante comunista dal 1927, viene condannata agli arresti domiciliari; al suo fianco ci sarà sempre a difenderla Luz Ardizana, compagna di Partito e amica di Julio, mentre nuovi testimoni la calunnieranno e la faranno a pezzi, fino all’arrivo del compagno Diego Rivera a occuparsi di lei, denunciando il depistaggio delle indagini sulla morte di Mella.
E da qui la Poniatowska va a ritroso, agli inizi della attività politica di Mella – tra i fondatori del Partito Comunista di Cuba, in opposizione al Presidente Gerardo Machado – all’incontro con Tina Modotti e alla passione fisica e agli ideali che li unirono. Compie un ulteriore salto temporale, questa volta più lungo, fino al 1920 e al matrimonio di Tina con Il poeta Roubaix, Robo per gli amici, morto in Messico di vaiolo, mentre Tina comincia il suo lavoro di attrice e fa entrare nella sua vita Edward Weston – “l’amore Modotti-Weston era opera di tutti e lo vivevano in comune” – di cui diventò assistente, imparando da lui l’arte della fotografia, che la accompagnerà per il resto della vita e con cui partirà dagli Stati Uniti alla volta del Messico, dove conosceranno Diego e Lupe Rivera e dove si scatenerà tutta la gelosia di Weston, mentre Tina continua a scattare fotografie con la sua pesante Graflex e ad essere sempre più attratta dal Messico, dal Partito Comunista e dal pittore e attivista Xavier Guerrero. È questo il periodo in cui è scelta come “fotografa ufficiale” del movimento muralista messicano, immortalando i lavori di José Clemente Orozco e Rivera, fondatori con Siqueiros del giornale ‘El Machete’, dove Tina incontrerà Mella. In seguito alla sua morte Tina continua la sua attività nel partito e nel dicembre dello stesso anno, 1929, ci sarà un’importante rassegna delle sue fotografie; nello stesso periodo, Diego Rivera sposerà Frida Kahlo, che diventerà amica intima di Tina, finché Rivera non sarà cacciato dal partito. Nel 1930 è ingiustamente accusata e arrestata per partecipazione all’attentato contro il nuovo capo di Stato, Pasqual Ortiz Rubio e, in seguito, espulsa dal Messico, si recherà a Berlino. (Ri)conosce Vittorio Vidali che diventerà suo compagno e che in seguito raggiungerà a Mosca. Nel 1936, con lo scoppio della guerra civile spagnola, assumerà il nome di Maria e si riunirà a Madrid con Vittorio Vidali. Sarà qui che si unirà alle Brigate Internazionali e conoscerà Robert Capa e Gerda Taro (“Sai Maria, all’ospedale da campo degli americani, vicino all’Escorial, hanno portato la piccoletta bionda quella fotografa che ti cercava sempre”), Hemingway, Antonio Machado, Rafael Alberti e molti altri. Arriviamo infine, alla notte del 5 gennaio 1942, quando Tina Modotti muore a Città del Messico, colpita da infarto, su un taxi che la sta riportando a casa. La stampa reazionaria e scandalistica cercherà ovviamente di trasformare la sua morte in un delitto politico, accusando – come successe per la morte di Mella – il suo compagno Vittorio Vidali.
Elena Poniatowska in questo libro, scritto grazie a una richiesta di sceneggiatura da parte di Gabriel Figueroa, ricostruisce nei particolari l’immagine di questa donna, costantemente in sintonia con se stessa e il suo corpo, una bellissima italiana dai modi invitanti, attraente, accattivante e sinuosa.
“Nessuno cammina come Tina Modotti”
Ne ricostruisce dettagliatamente e per date anche parte della vita, rendendo così un grande omaggio a una delle donne più rivoluzionarie di quel tempo, una meravigliosa icona di coraggio e bellezza.
Marianna Zito