“Time’s Passage” è il nuovo disco di Enrico Pieranunzi Jazz Ensemble – L’intervista
Lo scorso 6 ottobre è uscito per Abeat Records “Time’s passage”, il nuovo disco di Enrico Pieranunzi Jazz Ensemble. Per questo attesissimo nuovo lavoro, hanno suonato con Enrico i due partner storici Dedè Ceccarelli (percussioni) e Luca Bulgarelli (contrabbasso) e, a completare la formazione, Andrea Dulbecco (vibrafono) e Simona Severini (voce).
Buongiorno Maestro, è un piacere poterle fare qualche domanda sul nuovo disco “Time’s Passage”. Prima di tutto, sei dei nove brani sono stati scritti da Lei, quando li ha scritti e seguendo quale ispirazione?
Piacere mio. I brani hanno avuto origine in tempi diversi, in alcuni casi molto lontani, addirittura alcune decadi fa… La title track per esempio Time’s passage fu incisa una prima volta in quintetto nel 1999, più di vent’anni fa. Questa è però la prima versione cantata mai pubblicata. Valse pour Apollinaire è di pochi anni fa, Biff e Perspectives sono stati scritti l’anno scorso, appositamente per questo CD. Le ispirazioni sono varie. A volte, nei brani con parole, sono legate a persone, a riflessioni, a momenti particolari di vita. In altri casi nascono dalla voglia di giocare, al pianoforte…
Nel disco sono presenti, a completare l’ensemble, Andrea Dulbecco e Simona Severini, quando li ha coinvolti in questo progetto?
Con Simona collaboriamo da anni. All’indomani della scomparsa di Lucio Dalla la Sony realizzò “Dalla in Jazz”. Simona ed io incidemmo per quel CD “Futura”. Era il 2012 e fu la nostra prima collaborazione. Poi tanti concerti insieme, in duo o in gruppi allargati e vari CD, tra cui uno in Francia, “Monsieur Claude” registrato due anni fa. Simona ha un enorme talento, come credo dimostri chiaramente anche in questo CD. Con Andrea Dulbecco invece è la prima volta che incidiamo. Lo seguo da anni, è un vibrafonista super, sia in campo classico che jazz. Amo molto il vibrafono ed era quindi fatale che prima o poi registrassimo insieme. Questa era l’occasione giusta.
Nel disco c’è una doppia versione del brano “In the wee small hours of the morning” una con l’ensemble e una piano e voce, come mai ha scelto di inserire entrambe le versioni?
Se si rilegge la risposta che ho dato sopra riguardo a Simona si trova la spiegazione… Ha cantato così bene in entrambe le versioni di questo delicato standard americano, ha espresso il mood della canzone con tanto feeling e fascino narrativo che non me la sono sentita di togliere una delle due versioni. Meritano assolutamente di essere ascoltate entrambe.
La copertina di “Time’s passage” vede una carrellata di colori, è così che vede il pasaggio del tempo?
La copertina l’ho scelta tra alcune altre proposte, ma non avevo pensato a questo collegamento (ti ringrazio di averlo fatto). Hai colto qualcosa che forse inconsciamente era lì. È vero: quell’immagine ben rappresenta il tempo, il suo passare, il cambio di colore delle stagioni. Ogni periodo, ogni giorno, forse ogni momento della vita ha un colore particolare, chiaro, scuro, acceso, spento, vivace, pastello…
Ha in programma dei concerti a breve termine?
Il 24 di ottobre a Bologna, in piano solo in un nuovo jazz club che si chiama Camera Jazz Club. Il suo direttore artistico è Piero Odorici, un bravissimo sassofonista di Bologna, mio amico da anni. Poi il giorno dopo sarò a Milano, al JazzMI, col mio trio italiano (Luca Bulgarelli al contrabbasso e Mauro Beggio alla batteria). Presentiamo Fellinijazz, un omaggio alle musiche che Rota scrisse per i film più noti del Maestro, della cui nascita quest’anno ricorre il centenario.
Molto recentemente è uscito anche il live con Enrico Rava e Enrico Intra, dal titolo “I tre Enrichi”, cosa ricorda di quel concerto a Iseo Jazz 2019?
È stato un happening più che un concerto. Un incontro divertente basato sulla comunanza di… nomi e sul suonare insieme estemporaneamente.
Nella sua carriera musicale ha registrato più di 70 dischi, c’è un brano tra gli standard che avrebbe voluto comporre, ma che ahimè qualcun altro aveva già scritto?
Tanti…alcuni noti altri meno. Così al volo mi viene in mente una delle canzoni di Bernstein per West Side Story, Somewhere, incredibile. O Sister Moon di Sting, la cui musica in generale amo molto. O The fool on the hill di MacCartney.…L’elenco sarebbe lungo. E’ stata scritta e si scrive per fortuna tanta bella musica.
Nella scena jazz di oggi quali giovani artisti emergenti ritiene debbano essere tenuti d’occhio?
A me piace da anni (non perché porta il mio stesso nome…) un pianista che si chiama Enrico Zanisi. Bravissimo, intenso, mai banale. Ma ce ne sono molti, anche giovanissimi, che magari nessuno conosce, dotati di grandi qualità. Pietro Mirabassi, per esempio, figlio del grande clarinettista Gabriele, o Giacomo Serino, trombettista e già ottimo arrangiatore, appena ventiduenne. L’Italia è piena di giovani musicisti di talento. Bisogna aiutarli, avere attenzione per loro, sostenerli. Lo meritano.
Roberta Usardi
Fotografia di Soukizy
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