“Ti basta l’Atlantico?” Il carteggio tra Virginia Woolf e Lytton Strachey
“Trascorro la maggior parte del mio tempo, sola col mio Dio, nella brughiera. Questo pomeriggio, sono rimasta seduta per un’ora (ma forse erano 10 minuti) su una roccia, a cercare di capire come descrivere il colore dell’Atlantico. Ha strani brividi di verde e viola, ma a chiamarli rossori si introdurrebbe una sgradevole associazione con la carne fresca. Temo tu non abbia grande sensibilità per la natura”.
Quasi venticinque anni di missive – dal 1906 al 1931 – in cui gli argomenti sono la scrittura e i libri, amicizie, confidenze e conforto, appuntamenti, riflessioni sulla natura, sui luoghi, su ciò che amano e ciò che disprezzano.
“Avevo iniziato a dubitare della mia identità, e immaginavo di essere quasi un gabbiano, e di notte sognavo profonde pozze blu, piene di anguille”.
E ancora, letture, scritti e articoli, nonché giudizi, anche severi, su grandi scrittori e sulla letteratura in generale, “scrivono sicuri che non saranno gli unici destinatari delle lettere”. E così è stato. Questo racchiude il carteggio di “Ti basta l’Atlantico?” (nottetempo, pp. 272, euro 17) tra Virginia Woolf – tradotta da Chiara Valerio – e Lytton Strachey – tradotto da Alessandro Giammei – in una prima edizione italiana completa.
“Ecco, tradurre queste lettere somiglia a riceverle”.
Ad aprire il volume, un primo carteggio tra il 2019 e il 2020 tra i due traduttori che, separati dall’Oceano Atlantico, hanno rivestito i ruoli ora di Virginia ora di Lytton, inviandosi reciprocamente e con ordine cronologico le traduzioni di questa corrispondenza queer, come la definisce Alessandro Giammei. Partendo dalla prima edizione inglese del 1956 curata da Leonard, marito della Woolf, e da James, fratello di Lytton, sono state qui integrate lettere mancanti e altre omissioni riguardanti persone reali o pensieri su opinioni letterarie. Ci sono più lettere di Virginia che di Lytton, perché lui conservava i suoi documenti con cura, mentre lei questa cura e precisione non ce l’ha né nello scriverle le sue né nel serbare quelle dell’amico . Ci sono poi le e-mail di Chiara e di Alessandro.
“l’amore che abbiamo amorevolmente tradotto, che amorevolmente ci siamo scambiati, non teme il confronto con quello che sa (che osa) pronunciare il proprio nome”.
“Ti basta l’Atlantico?”, in questa nuova veste, è un volume prezioso sia da un punto di vista letterario sia emotivo, perché le voci da due diventano quattro, mentre i sentimenti si amplificano attraversando l’oceano, abbracciando un periodo lontano per arrivare fino ai giorni nostri, e oltre.
Marianna Zito