The Zen Circus e il loro romanzo anti-biografico “Andate tutti affanculo”
The Zen Circus, per chi non la conoscesse, è il nome di una band nata a Pisa e che è riuscita a farsi strada nel mondo musicale italiano con un sound originale, prima sfornando canzoni e album in inglese e successivamente adottando la lingua madre. La formazione vede Andrea Appino alla voce e chitarra, Ufo (Massimiliano Schiavelli) al basso e Karim Qqru (Gian Paolo Cuccuru) alla batteria.
La storia di questa band è diventato un romanzo anti-biografico, dal titolo “Andate tutti affanculo” (Mondadori, 2019, pp. 324, euro 20) , definito in questo modo perché i personaggi principali, che sono poi i componenti presenti e passati degli Zen Circus, danno vita a una storia che oscilla tra la realtà e la fantasia. Il romanzo, scritto dalla band insieme a Marco Amerighi, è narrato in terza persona e vede come protagonista proprio il frontman Andrea Appino e il suo percorso di crescita dal 1992 agli anni 2000 a partire dalla folgorazione data dall’ascolto di “Nevermind” dei Nirvana chiuso nei bagni della scuola e dopo aver subito svariati episodi di bullismo.
Ad accompagnare Andrea ci saranno amici indimenticabili, come ad esempio Osso, batterista fragile e con problemi di dipendenza da droga, che lascerà gli Zen (non ancora Zen Circus) poco prima della svolta. Il suo posto verrà preso dal sardo Gian Paolo, detto Karim. Tutta la storia parte da Pisa, sempre in sottofondo o nella mente dei musicisti, che li tiene legati a sé nel bene e nel male, e che li ha visti crescere nel locale di riferimento, il Macchia Nera, e osserva le loro storie personali dipanarsi, sgretolarsi, ricomporsi e sgretolarsi di nuovo, tra fiumi di birra e alcol, sigarette, canne e ogni tipo di droga.
La vita sregolata fa parte dei ragazzi che hanno come obiettivo fare musica: la scrittura fluida e scorrevole del romanzo permette di vivere appieno i loro momenti di sconforto così come i loro successi, dai soldi che non sono mai abbastanza agli amori che stentano a durare, ma anche ai festeggiamenti dopo un concerto di successo o la vittoria all’Arezzo Wave. Le canzoni gradualmente passano dall’inglese all’italiano, intanto i concerti si espandono in tutta Italia, toccando tantissime città e festival, con avventure e disavventure a bordo di un camper, fino alla collaborazione con Brian Ritchie, il bassista dei Violent Femmes, gruppo rock country punk americano, al viaggio in Tanzania, al primo disco interamente in italiano.
Non mancano i litigi, le ferite, i momenti di sconforto, le decisioni revocate, i comportamenti irruenti e poco comprensibili dettati da uno spirito autolesionistico che sembra non abbandonare mai nessun membro della band. Le storie personali dei ragazzi subiscono anche l’influenza alla storia dell’Italia e del mondo: dal G8 di Genova all’attacco terroristico alle Torri Gemelle nel 2001 alla morte di Papa Wojtyla.
Un romanzo che è una lezione di vita, suddiviso in tre parti, che porta alla luce l’obiettivo della musica, sempre, sopra ogni cosa, di comunicare, sfogare con le canzoni i malesseri, le gioie, le difficoltà.
“È scontato, stucchevole e retorico ma, contrariamente a ciò che cantava Ian Curtis, quando ci si sente a pezzi l’amore è l’unico collante in grado di rimetterci in sesto, di riunirci con la parte di noi che avevamo dato per persa. Funziona così da sempre, per tutti. Anche per chi, come Andrea, in materia sentimentale preferisce agire d’istinto piuttosto che seguire la strada più comoda o razionale.”
Un successo meritatissimo per questo romanzo, con il quale il lettore facilmente si trova in sintonia con ogni personaggio e si sente un po’ parte degli Zen Circus.
Roberta Usardi