“The Jester’s Rhymes” di John McDillan
“Il Secondizionario attira le persone facendo apprezzare la bellezza del Tempo, la sua follia… Basta, non va oltre… Non dice che il Tempo è anche assassino, ingiusto, crudele e spietato… Non lo menziona questo, stupido Bizzarro…”.
Con The Jester’s Rhymes ( The Bizarrism Edizioni, pp. 121, euro 9.99) siamo giunti al secondo atto del viaggio che John McDillan, da bravo traghettatore di anime, ci ha fatto vivere. Il Giullare, l’emblematica figura bizzarra, apparentemente negativa, nella realtà rappresenta l’ennesima vittima del sistema, del Tempo, della malinconia. Il folle autore di poesie bizzarre, senza senso, che lasciano al lettore la libertà di interpretare ciò che vuole e come vuole, scandisce le sue rime adornandole di onomatopee, giochi di parole, quasi senza logica, il suo personaggio negativo inizialmente, commuove il lettore alla fine per la sua fragile umanità – rappresenta il cattivo che si traveste di crudeltà solo per paura di essere egli stesso ferito.
“Ricorda: La paura più grande per la Paura è sol pensiero di non poter far più paura.
E sai cosa sconfigge la Paura?
La Conoscenza, mio caro Hans.
La Conoscenza …”.
I temi Bizzarri hanno profondità – è il modo in cui sono presentati al lettore che è insolitamente scanzonato, ma più sono profondi e degni di riflessione, più – grazie alla loro esposizione – lo ammaliano per la loro semplicità.
Tempo, Paura, Conoscenza costituiscono la trilogia su cui le rime del Giullare racchiudono il Pensiero dell’uomo e, nel nostro caso, del lettore; costituiscono temi importanti, trattati e ritrattati da scrittori e filosofi, ma che mai hanno lasciato una traccia così profonda nel ricordo come con McDillan, che li ha esposti camuffandoli con una leggera stranezza che altro effetto non ha avuto che quello di rendere ancora più profondo il loro significato.
“Se permetti che i “superficiali” entrino nei tuoi sentimenti più profondi … Nella tua vita entreranno persone che non ti capiranno. Saranno come morte. Non avranno peso.[…] Persone vive ma sconosciute…”.
Persone che non sanno nuotare nei tuoi sogni più limpidi e nei tuoi incubi più tempestosi – qui Scoiattolo sembra quasi voler preservare Hans dalle delusioni che il genere umano impartisce alle anime pure che sono quelle dei bambini, è come se volesse prepararli a ciò che riceveranno dai loro simili nel corso della loro vita, per non lasciarli smarriti ed impreparati alla prima occasione.
Il Giullare è evidente che ha subito, ha il suo bagaglio di sogni infranti. Non crede negli altri. Ma perché scrive?
“Vedi, chi scrive di sé in maniera limpida e senza modifiche tende a non dimenticare il proprio passato… E chi non dimentica il proprio passato, è più propenso ad esser soddisfatto del proprio futuro…”.
La prima Follia è davvero degna di nota, L’Uomo di Cenere, racconta la storia di un uomo dall’animo malandato che a causa della sua ira vive in quella solitudine tipica dei temperamenti difficili – le tipiche persone sole a causa del loro brutto carattere – ma che finiscono tristemente per personificarla.
Un elegante bugia è a sua volta l’illustrazione senza veli delle lusinghe, che inorgogliscono ma che fanno perdere il contatto con la realtà, catapultando la vittima in un mondo ovattato ma irreale, con il rischio di creare traumi al risveglio. Senza un perché, mette a nudo le emozioni, certo in modo bislacco ma chiaro, del Giullare, denudandolo dalle false immagini che egli vuole dare di sé. Alle Follie si affiancano poi le conversazioni bislacche con il lettore, che fungono da monito sulla vita. Il messaggio è chiaro, gli indica che le sue follie le ritroverà nel corso della sua esistenza e dunque deve ricordarle per poterle riconoscere. Dedicato a chi è ancora fanciullo nell’anima, affinché le delusioni non possano scalfire la purezza che ancora gli è rimasta.
Marisa Padula