“Thanks for Vaselina”: Lo spettacolo Cult di Carrozzeria Orfeo al teatro Elfo Puccini di Milano
“Allontanarsi dalla linea gialla… Verso l’interno o verso l’esterno?”
Fil (Gabriele Di Luca), da “Thanks for Vaselina”⠀
Uno spettacolo, per essere definito “di culto”, deve rispettare alcuni parametri, tra cui il fatto di essere in scena da un sufficiente numero di anni e di essere stato visto da un pubblico “importante” e numeroso.
“Thanks for Vaselina” di Carrozzeria Orfeo ha tutti i requisiti che servono per meritarsi questa definizione: festeggerà infatti, ormai tra pochi mesi, i dieci anni dal suo debutto, potendo vantare un numero incredibile di repliche e quasi incalcolabile di spettatori, quantificabile in diverse migliaia, essendo ormai stato rappresentato praticamente in tutta Italia e financo in Spagna, dove il regista catalano Sergi Belbel ha voluto metterlo in scena. Numeri da Cinema, più che da Teatro… e infatti come molti sanno dallo spettacolo è stato tratto anche un film, “Thanks!”, visto da ancora più spettatori sia nelle sale sia su Netflix.
Se non bastasse questo biglietto da visita, a questi parametri “oggettivi” possiamo aggiungere un’ulteriore qualità di questo spettacolo: quella di essersi creato un suo pubblico fedele, che con piacere torna a vederlo più e più volte. Su quest’onda non stentiamo a immaginare un futuro non troppo lontano stile “Rocky Horror Picture Show”, con spettatori in sala con la fascia e i capelli rasta di Charlie, i tacchi alti e la parrucca di Annalisa o la bacchetta magica (o il vestito da suora) di Wanda… Detto questo, piuttosto che indugiare sui dettagli della drammaturgia di questo meccanismo ormai quasi perfetto per struttura, ritmo e colpi di scena, vale la pena (oltre che di andarlo a vedere, se non lo avete ancora fatto) di provare a capire le ragioni, se non i segreti, di questo successo, che d’altronde accomuna in generale tutte le produzioni di Carrozzeria Orfeo.
Prima di tutto, anche se può sembrare un’ovvietà, va sottolineata la capacità di questa Compagnia di portare in scena la contemporaneità, e di saperlo fare utilizzando diversi linguaggi e strumenti. In questa ibridazione possono convivere e integrarsi, oltre al Teatro, il Cinema, la Televisione, la Letteratura, il Fumetto e potenzialmente qualsiasi forma o strumento capace di “parlare”, in pieno spirito “pop”, a un pubblico particolarmente vasto ed eterogeneo. Nel loro mondo iper realistico, paradossalmente, anche il surreale trova naturalmente luogo (basti citare la scena coreografata “delle tazzine” in TFV, che chi ha visto non potrà non ricordare), senza il pericolo che si alzi alcun sopracciglio. Parlando dei personaggi, questi sono, in questo TFV forse ancor più che negli altri spettacoli di Carrozzeria, una realistica e autentica commistione di bene e male e la violenza del loro linguaggio si accompagna alla tenerezza nascosta dei sentimenti.
“Thanks for Vaselina è un’inculata morbida, è una violenza non esplicita, è il compromesso pericoloso e terribile che congela il pensiero.” Da queste note dell’autore (e da una una “intro” a scena chiusa che non sveleremo, ma che definisce il registro della serata e predispone da subito gli spettatori a godere di ciò a cui assisteranno) si può ben comprendere come non ci sia nulla di “corretto” in questo TFV, né il linguaggio né l’attitudine dei protagonisti: sta a noi spettatori decidere da che parte della linea gialla allontanarci, se farci travolgere o meno.
È la scelta-non scelta dei personaggi in scena: tutti loro vivono sulla parte esterna di un’ideale linea gialla e, affacciati sulla disperazione, sono destinati a venire inesorabilmente spinti verso il locomotore del treno in arrivo; tutti loro annaspano, si aggrappano alla vita cercando una mano amica che li porti verso la parte interna della linea, si ribellano a un destino che sembra già scritto. La conclusione, amara, è che il vento non tira mai dalla parte degli ultimi. Se Dio c’è non si vede, e purtroppo anche lui soffia contro.
A.B.