“Terre Rare” – Il mondo di Matt Briar
Con la guerra commerciale degli ultimi mesi tra Stati Uniti e Cina, abbiamo scoperto che oltre al petrolio e ai grossi giacimenti di oro e diamanti – cioè, di quelle sostanze che fanno girare l’economia nel mondo – la tecnologia che ha invaso le nostre case e la nostra quotidianità ha necessità di materiali diversi sconosciuti alla maggior parte di noi. I prodotti dell’elettronica più avanzata infatti di tali sostanze ne fanno uso. Sono le cosiddette “Terre rare”, ed è dal nome di queste sostanze che prende il titolo e si dipana la storia del romanzo di Matt Briar, “Terre Rare” (Watson Edizioni, pp. 278, euro 16).
Finalista al Premio Urania Mondadori 2018, è apparentemente un romanzo che come genere dovrebbe appartenere alla “fantascienza” ma che non può essere sottratto né alla cronaca né all’attualità perché, sia pure in ipotesi, ci racconta di una scoperta miracolosa capace di distruggere le malattie e le disuguaglianze, la scoperta di una “terra rara” ovvero di un’alga ribattezzata “Narciso” in grado di curare il cancro e risolvere il problema della fame nel mondo. Ma non solo questo ci racconta Matt Briar. In un crescendo emotivo, la storia si dipana in intrecci e sorprese rendendo la lettura non solo scorrevole, ma oltremodo appassionante perché, a un certo punto, Alan – il protagonista – realizza di poter percepire gli stati emotivi delle persone. E allora…?
Allora bisogna con avidità inseguire le pagine e immergersi nella storia, perché il lettore è veramente coinvolto in modo totale, assoluto, incapace di staccarsi dal narrato, dai colpi di scena che si susseguono senza sosta, dalle emozioni, dai sentimenti, perché c’è tutto in questo bel libro, c’è scienza, c’è suspense, ci sono intrecci internazionali, desiderio di un mondo migliore, interessi economici, ci sono spie ed egoismi, natura, tecnologia, fantasia, realtà. E amore.
Stefania Meo