“Temporali” – Il cammino di Cristiano Poletti
“anche attraverso questo, la grazia. Solo attraverso questo, essere soli”
È “Temporali” il titolo della nuova raccolta poetica di Cristiano Poletti in uscita oggi 18 settembre, nella Collana di poesia Le Ali diretta da Fabio Pusterla, per la casa editrice Marcos y Marcos (pp. 160, euro 20).
Temporali come quei fenomeni atmosferici che a volte spaventano, a volte acchetano l’animo, temporali come gli attimi di tempo che scorrono inesorabilmente da noi e, ancora, temporali che si insediano nel nostro animo, residui di avvenimenti appartenuti al corso della nostra vita, ma che hanno serbato un barlume di sereno, come i due che, a fine temporale, non si erano più rivisti. Nasce da qui questa raccolta che rappresenta, per il poeta, un punto di arrivo, “traguardo raggiunto di un lungo cammino poetico ed esistenziale” come lo definisce Pusterla nella sua prefazione. Un traguardo che porta inevitabilmente a un riconoscersi, a una nuova consapevolezza di sé, nella proiezione di ciò che sarà: “si sale negli affetti e la via piega verso il ventoso”, verso un equilibrio.
Autobiografia, vita e storia si incontrano all’interno di sette sezioni, con un linguaggio sempre pronto a mostrare la verità, grazie anche alla presenza e alla voce dei grandi poeti di ieri che continuano a insinuarsi nel presente, e quelli di oggi che ricompongono frammenti ora di memoria ora di un gelido passato, che proviamo instancabilmente a riconoscere o a vedere in una fotografia o un dipinto, dove resta soltanto un abbandono: ciò che è stato di altre vite. La perdita è un tema costante “con le mani cerco mani che hanno pensato e hanno toccato, hanno preso”, spesso legata a una mancanza di morte, a persone perdute. Una situazione che, nel momento, vanifica il futuro e porta a riflettere sulla consegna dello spirito a un’entità, un universo oltre noi, oltre la terra. Oltre i luoghi fisici che, in qualche modo, ci appartengono: le città come Padova, Mantova, Milano, Trieste, Bergamo e ancora fino ai luoghi della spiritualità, sacri per i morti, come Pashupatinath e ai luoghi dei morti, da Berlino a Srebrenica e Vukovar, fino a Roma, a noi. Sempre sperato, ambito e riconosciuto è il ritorno “verso casa, verso sera”, verso l’origine. Non sempre riuscito: un sogno, “ombra tra le dita”, respingimenti forzati, infetti da menzogne claustrofobiche.
Temporali, acqua come vita – “la pioggia tanto attesa alla fine arriva” – come volontà, acqua che accoglie la morte e la morte per acqua, nelle terre desolate e abbandonate dalla crudeltà umana dove, al pari di un triste Spoon River, le voci dei morti continuano a narrare, a scusarsi, a vivere. Resta solo l’amore, indelebile inchiostro scritto dai poeti.
Marianna Zito