Tavo e il nuovo EP “Theia” uscito il 5 maggio – L’intervista
Il cantautore Francesco Taverna, in arte Tavo, ha appena pubblicato per Noize Hills Records lo scorso 5 maggio, il nuovo EP, dal titolo “Theia”, che comprende sei nuove canzoni. Il nuovo lavoro discografico è stato anticipato dai singoli “Il tempo di ballare” e “Annabelle”.
Ciao Tavo, da poco è uscito il tuo nuovo EP “Theia”, il cui titolo si riferisce alla creazione della Luna; in che modo hai trovato ispirazione per questo concept, prima o dopo la composizione dei brani?
Ciao! La risposta è: “durante!” Quando ho iniziato la stesura di questi brani ho deciso di parlare per la prima volta d’amore. Ho sempre avuto il terrore di farlo. È un tema molto inflazionato nel quale è facile risultare banali. Perciò ho cercato un punto di vista alternativo per parlarne. L’ho trovato quasi ad EP ultimato. Ho pensato che lo spazio e la luna fossero perfette metafore per un viaggio, fondamentalmente, dentro me stesso.
La copertina ti vede in una terra un po’ futurista, potresti raccontare l’idea che ha portato a questa immagine?
La copertina è un grande artwork di Lorenzo Chiesa. Un caro amico e compagno di palco da quando sono nato praticamente. Oltre a suonare con me, è un grafico e designer per note multinazionali. Attraverso questo lavoro è stato rappresentato un mondo “fluido”, mutevole (vedi il gelato). Nel quale il passato (il panda) fatica a coesistere con il futuro incerto (le astronavi). È l’eterna lotta di chi cerca di sopravvivere ai cambiamenti. Volendo, col senno di poi, è perfettamente contestualizzabile al periodo storico che stiamo vivendo. Le astronavi rappresentano un’incognita. La stessa che abbiamo del nostro domani.
Nella canzone “Sott’odio” parli della malattia digitale e sul potere dell’apparenza; nel ritornello canti “il mio cuore è un barattolo che vi conserva sott’odio”, quindi prendi atto, ma non dimentichi… qual è stata la causa scatenante di questa canzone? La conservazione sott’odio quanto dura?
Ho appena riso un sacco leggendo: “durata della conservazione sott’odio”. In questa canzone ho scelto di parlare con ironia di tutto ciò che odio a morte. In particolar modo la disinformazione e persone che parlano attraverso luoghi comuni. È un brano pieno zeppo di errori storico – scientifici. È la mia personalissima foto sulla società attuale… o meglio, buona parte di essa. Gli stupidi schieramenti ideologici sui social non servono a nulla! Siamo affetti da “una malattia digitale che causa affetto monolaterale”. Dietro al monitor del computer, pur chattando col mondo intero, siamo SOLI. Credo che il lockdown, da questo punto di vista, ci abbia fatto capire quanto il contatto umano sia fondamentale ed insostituibile.
In “Il tempo di ballare” citi la tua città di origine, Alessandria, come nasce Tavo cantautore?
Nasco “in un’Alessandria grigia. D’umore, di palazzi e, per alcuni, di pallone”. Devi sapere che è cosi grigio il posto in cui vivo che pure i giocatori della squadra di calcio sono soprannominati “i grigi” (non seguo il calcio). In realtà vengo da un paesino appena fuori città che conta 4000 abitanti appena. Ho iniziato quindici anni fa a suonare. Ora ne ho ventisette. Prima di avviare il progetto solista come “TAVO”, ho suonato, solo come chitarrista, in vari gruppi. Uno in particolare mi ha regalato una grande gavetta. Quasi 400 concerti in sei anni. È stata l’esperienza che mi ha convinto a fare seriamente questo lavoro.Negli anni, ho sempre scritto testi e canzoni, senza la reale fretta di pubblicarle. Quando però, nel 2016, ho incontrato la Noize Hills Records (la mia attuale etichetta) le cose sono cambiate. Ed ora eccomi qua!
In “Notte” citi invece Milano e canti “ci vuole un fisico nucleare nucleare o una mente geniale per salvarci”, dopo la situazione di stop che abbiamo vissuto e che piano piano sta ripartendo, cosa ci vorrebbe secondo te per “salvare” la musica dal vivo che ora è ferma?
Beh… pagherei per avere la risposta a questa domanda! Questo ambiente deve essere rivoluzionato. Spero che il Covid sia servito a far luce sulle fragilità del settore artistico. Per salvare l’arte (non solo la musica), è necessario iniziare a riconoscere quest’ultima anche da un punto di vista retributivo. Questo è un settore da sempre scarsamente tutelato, senza straordinari, malattia, ferie… niente. Per tornare ai concerti, bisogna garantire una vita dignitosa a tutte le persone che lavorano in questo ambiente (tecnici, fonici e così via).
Rispetto al tuo precedente lavoro, “Funambolo”, nel 2018, come ti senti cresciuto artisticamente?
“Theia”, il nuovo EP, è frutto di una maggior ricerca sonora e testuale. Per me lo scoglio più grande, nella stesura, è stato quello emotivo. Ho affrontato l’imbarazzo nel parlare di me e della mia vita. È stato come prendere coscienza di me stesso, dei miei difetti, le mie paure e trovare il coraggio di parlarne con tutti. Senza imbarazzo. Infine, credo di essere diventato maggiormente autocritico verso ciò che produco. Forse perché, in una qualche misura, le aspettative sono cresciute.
Roberta Usardi
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