“Tattilismo. Lo splendore geometrico e meccanico” di Filippo Tommaso Marinetti
“Nell’estate scorsa inventai il Tattilismo. Ero nudo nell’acqua di seta”.
È il 14 gennaio 1921 quando Filippo Tommaso Marinetti presenta ufficialmente al pubblico del Théâtre de l’Oeuvre di Parigi il manifesto del Tattilismo. A un secolo dalla sua nascita, ci ritroviamo un’ultima versione di “Tattilismo. Lo splendore geometrico e meccanico” (FVE Editori, 2021, pp. 59, euro 13) tra le mani pubblicata nel 2020 da FVE Edizioni, con la prefazione di Valentina Ferri.
Le conseguenze della prima guerra mondiale mostrano quella realtà visibile, ancora oggi, ai nostri occhi, e che si divide tra coloro che pensano solo ad arricchirsi e coloro che presentano profondi malesseri e depressioni. Ambo i casi rivelano un modo di stare al mondo scostante e inadatto. E allora è necessario ritrovare questo contatto, questo equilibrio con il mondo stesso. E anziché continuare a fuggire e a non riconoscersi, Marinetti suggerisce la strada verso il nuovo e con un linguaggio diverso, attraverso la percezione del tocco delle mani, con il Tattilismo.
“…costruisco un’imbarcazione che porterà lo spirito umano verso paraggi sconosciuti”.
E allora bisogna rieducare il corpo al contatto, restituendogli anche il tocco naturale, tenendo le mani inguantate, sia alla luce sia al buio. Esistono anche diverse “scale del tatto”, “tavole tattili semplici”, “tavole tattili per sessi diversi”, a creare sensazioni suggestive, ad allontanare pensieri tristi e pessimisti, mescolare tra loro sensazioni di luoghi differenti e opposti. Si va alla scoperta di nuovi sensi, da quelli non ancora precisati a quelli musicali o a quello carnale materno. E dal caos delle nuove sensibilità contraddittorie nasce lo Splendore geometrico e meccanico.
Marianna Zito