TANTI AUGURI PROF al Teatro Garibaldi di Modica
Al Teatro Garibaldi di Modica, è andato in scena lo spettacolo Tanti auguri Prof, liberamente tratto da “Cara Professoressa”, un’opera molto intensa della scrittrice Ljudmila Razumovskaja – Premio UBU 2003 – una produzione Le Officine Sonore, con adattamento e regia di Rosario Minardi, interpretato da Adriano di Bella, Fabio Guastella, Luca Iacono, Anita Indigeno e Giuseppina Vivera, componenti della compagnia teatrale Abaco – Il teatro conta.
La scenografia scarna e minimalista, riproduce l’interno dell’abitazione di un’insegnante la cui esistenza viene sconvolta dalla visita improvvisa dei suoi quattro studenti che, giustificando la loro presenza dalla voglia di consegnare alla stessa un regalo per il suo compleanno – tra sorrisini ammiccanti, sguardi di intesa e bollicine di spumante – porteranno a termine il loro subdolo piano: quello di farsi consegnare dall’insegnante le chiavi dell’ufficio dove sono conservati i compiti in classe, così da manipolarne i voti. La situazione tra insegnante e alunni si evolve gradualmente e alla fine anche vorticosamente. La prima nella sua manifesta semplicità e mitezza d’animo, improntato a un eccessivo buonismo, all’inizio sembra imbarazzata dal comportamento dei suoi ragazzi: stenta a capire l’intento non velato e la violenza psicologica a cui gli stessi la sottopongono pur di ottenere ciò che vogliono. I quattro, invece, famelici volti angelici che si affacciano alla vita, cercano con forza e convinzione di legittimare il principio secondo cui per fare il bene, bisogna fare il male e richiamandosi a Dostoevskij, concludono che è inevitabile per l’uomo cedere al male.
La sfrontatezza e la mancanza di morale dei quattro studenti, le loro movenze e la loro voracità verbale che sfocia in un capovolgimento dei ruoli e il rigore e la fermezza dell’insegnante, riflettono fatti di cronaca a noi molto vicini, rendendo questo dramma perfettamente attuale che si pone come una ferita aperta della nostra contemporaneità. La mancanza di autorità e autorevolezza, in cui sovente cadono gli adulti e la incapacità di essere punti di riferimento, la velocità di giudizio, la spietatezza e la risolutività di questi giovani, scatenano forti emozioni interiori e sollevano tanti dubbi su una emergenza educativa. A partire da chi? Il teatro è vita, è cultura, è il luogo in cui ciò che è inanimato acquista una propria anima, comincia a vivere. Anche la scuola deve farsi volano di questo, deve educare al pensiero, infondere scintille in ogni individuo.
Uno spettacolo forte e drammatico che ha tenuto inchiodato il pubblico giovane delle scuole, per le tematiche trattate: bullismo, prevaricazione sociale, il raggiungimento di una posizione a tutti i costi anche sacrificando la propria dignità e il rispetto degli altri. In un tempo in cui la meritocrazia e l’integrità morale non sembrano prevalere, l’insegnante insiste e grida la sua morale: il talento se c’è si farà strada ed emergerà da solo”.
Giusi Bonomo