“Tagliare il nervo”, ovvero le cose finiscono
“Tagliare il nervo” (Edizioni Nottetempo, 2024, pp. 252, euro 16,90, traduzione di Amanda Sbardella) è il nuovo romanzo di Anna Pazos, scrittrice e regista di documentari di Barcellona.
“Con il senno di poi, il mio unico obbligo consisteva nel generare memorie di giovanile felicità, utili a darmi forza nel grigiore che sarebbe seguito nel corso della vita.”
In questo memoir, Anna Pazos ci racconta di una vita in viaggio, la sua. Sin da giovanissima cerca di domare un impulso che è ansia spostandosi da un posto all’altro, da un innamoramento all’altro. La troviamo in Grecia, Israele, Turchia e Stati Uniti. La troviamo in un appartamento con altri studenti in Erasmus, tra confini labili, su una barca in un tentativo di giro del mondo, a seguire seminari sempre poco convinta delle proprie scelte. Un giro immenso che la riporta poi a Barcellona, il punto di partenza, per rileggere il passato della propria famiglia e fare i conti con il peso delle radici. Anna prepara una valigia dietro l’altra per scappare da un’esistenza che sente piccola, mediocre, cerca un posto nel mondo, si cerca. Insegue una sensazione di illimitatezza, possibilità e urgenza. Ci racconta bene un doppio lato che tutti abbiamo: la ragione per cui facciamo qualcosa, e dall’altro ciò che ci raccontiamo al riguardo, la narrazione che tendiamo sempre a rivedere a affinare nel tempo. E in questa doppiezza, Anna pensa di (ri)trovarsi meglio con qualcuno accanto, passando dalla convinzione che il fatto di essersi amati, implichi il continuare ad amarsi; che proteggere la felicità di un altro senza aspettarsi molto, in fin dei conti va bene. Confondendo il tormento di un rifiuto con l’amore, Anna arriva infine alla consapevolezza che “le cose finiscono, ecco tutto.” E non solo in amore.
“Ci piace convincerci che siano gli altri a prendere decisioni irrazionali, e che invece noi ci comportiamo con integrità, lucidità e rispetto di noi stessi. Ma quando poi finiamo nell’occhio del ciclone il mondo va al rovescio.”
Sono pagine queste che lasciano emergere come anche il non radicamento ne sia in realtà una forma, e soprattutto una forma di sé. E come proteggersi dalla decadenza? Osservando le cose da fuori perché la parte più importante è quella che racconterà il momento, il resto è transitorio.
“Mi ricordava che tutto è sempre a un passo dall’abisso, e che l’unica cosa che possiamo fare è correre in direzione contraria.”
Laura Franchi