“Taddrarite”: dark humour e denuncia di violenza domestica a Tramedautore
L’autrice e regista Luana Rondinelli tenta di fondere in “Taddrarite” il dark humour e la denuncia della violenza domestica, in uno spettacolo che ha vinto il premio Afrodite per il Teatro e ha ricevuto il premio della critica Etica in Atto 2013 e miglior spettacolo e drammaturgia al Roma Fringe Festival 2014. Tramedautore si conclude dunque con uno spettacolo di eccellenza.
Il titolo significa pipistrelli: le protagoniste hanno infatti vissuto per anni come uccelli notturni, nell’oscurità della violenza domestica. Tre sorelle vedove siciliane, interpretate da Donatella Finocchiaro, Claudia Potenza e Antonia Truppo, vegliano il corpo del defunto marito di una di loro ma non lo piangono, poiché era un uomo violento. Nonostante l’odio che provano per il parente, rispettano meticolosamente ogni tradizione siciliana relativa ai funerali. Le tre hanno subito violenze e abusi da parte dei mariti ma non hanno avuto il coraggio di denunciarli per difendere l’onore della famiglia; la vedova del defunto ha tuttavia agito nell’ombra, offrendo dei dolci al coniuge malato di diabete per provocarne la morte. Le protagoniste hanno vissuto una vita di silenzio e bugie, allietata solo dalla nascita dei figli, ma durante la notte di veglia affiora la verità e si liberano del pesante fardello dei segreti.
Luana Rondinelli ha potuto appellarsi ad una solida tradizione di dark humour sulla morte ed i funerali come per esempio il romanzo e commedia teatrale Il povero Piero (1959) di Achille Campanile, ma troviamo anche esempi in opere più recenti, come il film Funeral Party (2007) di Franck Oz. L’autrice ironizza sulle consuetudini che la società ci impone di adottare durante i funerali, soprattutto quelle Siciliane: il pianto delle donne, le superstizioni come lasciare l’uscio aperto e le luci accese e l’intonazione cantilenante del rosario. Il dark humour non propone un umorismo fine a se stesso, ma induce a riflette sui comportamenti umani e li mette in discussione con estrema raffinatezza e intelligenza: l’autrice ha dato prova di sapersi destreggiare con il genere e le risate del pubblico ne sono la prova.
I toni comici e l’irriverenza non sono tuttavia in contrasto con un argomento più serio e delicato: la violenza domestica, che viene descritta come presente in ogni famiglia e celata dalle mogli per difendere l’onore e l’immagine della famiglia. Alle battute esilaranti si alternano dunque momenti tragici, i monologhi sotto l’occhio di bue in particolare indignano lo spettatore per gli abusi che le tre protagoniste hanno dovuto subire. In Taddrarite delle artiste donne denunciano dunque la violenza maschile e smascherano l’ipocrisia senza perdere il sorriso, ma portano in sala un’allegria dal sapore amaro.
Le tre attrici recitano in italiano regionale siculo, con espressioni e frasi dialettali e un marcato accento siciliano, inoltre il loro atteggiamento è tipico delle comari di paese della regione, perciò le protagoniste conquistano immediatamente la simpatia dello spettatore portando a Milano l’atmosfera della lontana Sicilia. L’autrice e regista è originaria di Marsala, una città che si trova in provincia di Trapani, perciò conosce molto bene la Sicilia e le tradizioni dell’isola, che omaggia pur mettendole in discussione.
La scenografia è molto cupa e minimalista: sul palcoscenico nero e buio si trovano solo tre sedie, una per ogni attrice, e una bara nera molto realistica, che sembra provenire da un’agenzia delle pompe funebri. Svolgono un ruolo molto importante le luci di Alberto Tizzone, che enfatizzano la presenza in scena dell’attrice che recita un monologo o conferiscono una personalità particolare a un personaggio. I costumi di Francesca Di Giuliano sono abiti da sera neri, il colore del lutto, ma le attrici non sono delle donne anziane come la maggior parte delle vedove: sono tre giovani energiche e carismatiche. Le protagoniste inoltre indossano abiti molto sexy ed eleganti, con trasparenze in pizzo o ornati da una pelliccia sintetica, che enfatizzano la loro sensualità e conferiscono loro una femminilità esplosiva. Ne risulta che le donne della commedia, nonostante le violenze subite e la decisione di non denunciare i mariti, non sembrano delle perdenti o delle persone deboli, sono semplicemente delle vittime del maschilismo della società in cui vivono, perciò il pubblico si schiera con loro. I meccanismi psicologici che si innescano nelle loro menti non sono propri solo delle mogli siciliane, ma appartengono a tutte le donne colpite dalla violenza domestica, perciò la Sicilia rappresenta il mondo intero, o quantomeno la società occidentale.
Valeria Vite
[…] Articolo pubblicato su Modulazioni Temporali. […]