Struggente e delicato, “R.R.” arriva al Roma Fringe Festival
Al Teatro Vascello – per il Roma Fringe Festival – Gianmarco Busetto e Marco Duse ci hanno raccontato una storia, “R.R.”. Una storia che accadde a Venezia nel 1354. La storia di Rolandina Roncaglia, nata Rolandino. Una storia di vita, di rose e di amori. Succede che, su un palco arredato solo di un tavolo con un vaso di rose e un maxi schermo, ti ritrovi nel mercato di Rialto a comprare uova da Rolandina, ti ritrovi in una “stufa” (bagno pubblico dell’epoca e del luogo) a giocare con le amiche e ti ritrovi a piangere per una vita fatta di incomprensioni, disagi, per un appartenersi che non viene capito e accettato.
Succede che Rolandina lavora sodo finché le leggi del doge, con l’aumento delle tasse, non la portano verso altre strade. Succede che accadono cose strane, taciute prima e denunciate poi. Succede che la vita felice di Rolandina muta fino all’irreparabile, fino al fuoco. Con lei, muoiono le rose bianche di “velluto e latte”.
Tratte dal libro di Marco Salvador Processo a Rolandina. La vera storia di una transgender condannata al rogo nella Venezia del XIV secolo (Fernandel, 2017), le parole riecheggiano nella platea attraverso la voce di Marco Duse, poliedrico nelle sue varie interpretazioni e nelle sue movenze, ora delicate nel pettinare le sue rose ora rabbiose nel distruggerle davanti al destino irreparabile. Emoziona Marco Duse. Ti prende e ti trasporta lì, in un altro posto e in un altro tempo. E il tutto passa dalle proiezioni di una camera, a inquadrare i particolari, a inquadrare la purezza dell’amore e il sangue che lo sporca, fino a ucciderlo.
Struggono le parole, i movimenti e le musiche. Strugge la storia di Rolandina Roncaglia, ai più sconosciuta. Strugge il destino imposto verso tutto ciò che ci appare diverso e che apparentemente e moralmente spaventa, ma che in realtà è da tutti conosciuto, perlopiù apprezzato, ma che nasconde in fondo solo ipocrisia. Ti ritrovi a piangere per un amore. Ti ritrovi a sognare per quell’amore che pensavi impossibile. E ti ritrovi a vivere torture e morire per difendere quello stesso amore che non ti difenderà.
“Dimmi che mi ami, dimmi che mi ami, dimmi che mi ami per i miei occhi soltanto.”
E ci scoppia il cuore. Esplode. Esplode come le rose davanti a una sentenza di morte. Davanti a un rogo.
Marianna Zito