“Strega comanda colore”: ritornare al passato per riscattare il presente
La sentiamo la voce cristallina di Chiara Tagliaferri mentre leggiamo le pagine della sua “Strega comanda colore” (Mondadori, 2022, pp. 252, euro 19). La sentiamo limpida nella nostra mente mentre scandisce ogni parola, trasportandoci in un passato che a tratti le appartiene, nelle memorie e nei ricordi. E non solo. Anche e soprattutto nelle paure, quelle che dall’infanzia non ci lasciano più. Sono le nostre streghe che cambiano volto, vivono e muoiono, ma restano sempre lì a farci da specchio per ricordarci sempre da dove arriviamo. E ci ritroviamo lì, in quelle pagine che da Piacenza arrivano a Roma, come tante Rossella O’Hara con un pugno di terra tra le mani e una tenda a farci da vestito. Stesse fobie, stesse canzoni, stesse dinamiche che, ancora oggi, ci frullano nella testa e ci appaiono random come flashback incomprensibili ma che, invece, un significato lo hanno eccome, perché ci rimbombano nella pancia e ci camminano sulla pelle come insetti anche dopo trenta e più anni.
Questa “Strega comanda colore” racconta in modo brillante la vita di una bambina prima e di una donna poi e di ciò che la circonda ma, al tempo stesso, ci tiene inchiodati anche alla nostra di vita, a quei pensieri nascosti, indicibili, pieni di rimorsi o rimpianti che anche noi pensavamo di aver dimenticato. Smuove le nostre dinamiche interiori facendoci provare quel sentimento profondo che è la nostalgia. “In greco ‘ritorno’ si dice nóstos. Álgos significa ‘sofferenza’. La nostalgia è dunque la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare” scrive Kundera.
Ritornare a riappropriarsi di qualcosa per riscattarsi e sentirsi finalmente liberi. Ma accanto alla nostalgia ecco la smania per il presente, un presente che cade a picco tra colori, amori e fughe. Un presente che mira solo verso la bellezza per riuscire finalmente a salvarsi, innanzitutto da sé stessi ancor prima che dagli altri.
Marianna Zito